Mastio dell’Imperatore Federico II a Monselice

Fu verosimilmente nel 1239, quando soggiornò per qualche tempo a Monselice, che Federico Il concepì il disegno di “murare” il monte della Rocca innalzandovi appunto un arnese guerresco destinato a sfidare il tempo. Per realizzarla, l’imperatore fece demolire dalle fondamenta la vecchia pieve di Santa Giustina e le contigue dimore dei canonici in cima al colle, costruendo alloro posto una torre e un castello. L’imponente torrione o “rocca” in conci di trachite a base quadrata che tuttora troneggia sulla sommità del minor colle di Monselice era circondato tutt’intorno da un più ampio recinto murato, con porte e torresini, che solo recentemente si è potuto apprezzare nella sua interezza dopo la ripulitura dalla spessa coltre di terra, vegetazione e materiale di crollo che negli ultimi secoli l’aveva sostanzialmente sepolto.

È, questo di Monselice, forse il più bell’esempio di architettura militare federiciana nell’Italia settentrionale, in quel mondo comunale che gli fu lungamente ostile e nel quale egli non poté, come nel regno di Sicilia, realizzare possenti fortezze, palazzi e perfino città che dovevano assecondare il suo progetto di accentramento politico-amministrativo (si pensi solo al magnifico Castel del Monte, in Puglia). Il complesso è inconfondibilmente ravvisabile nella tendenza alla regolarizzazione delle figure geometriche piane, applicata alla tipologia del mastio a base quadrata, chiuso e compatto, e nel tipico paramento a conci regolari disposti per linee parallele fino alla sommità. Il coronamento di merli e la copertura lignea che ne sovrastavano la testa mozza dovevano, ieri ancor più di oggi, evidenziarne la bellezza.
Nell’originale evento, sorto come eloquente manifesto della potenza della suprema autorità dell’Occidente europeo, furono sempre insediati fedelissimi capitani di nomina imperiale (di uno si sa il nome: Ruggero da Nicastro) fino a quando, nel 1249, Ezzelino da Romano, di fatto più controfigura e collaboratore che suddito del sovrano, vi installò propri ufficiali e proprie truppe al posto del presidio imperiale. Giudicata pressoché imprendibile, la fortezza costituiva un vero castello nel castello, destinata a vigilare  sulla bassa padovana. Un rinnovato sistema difensivo, incentrato su una Rocca posta al vertice del colle e con mura che, dipartendosi da questa, andavano a inglobare l’abitato sottostante.

Le difese erano completate entro la metà del secolo XIII. Lo possiamo dedurre da un racconto del Rolandino del 1256. Nella sua cronaca racconta infatti che gli abitanti di Monselice, ricevuta la notizia della conquista di Padova da parte dei federati contrari a Ezzelino, si ribellarono a Gerardo, capitano in villa, costringendolo a ritirarsi sulla sommità del colle. Dal che si può arguire l’esistenza di una cinta sommitale indicata come castrum, in mano a Profeta, e un secondo circuito più basso, probabilmente coincidente con la cinta bizantina ancora in uso. In ogni caso possiamo affermare che la nuova cinta federiciana fu addossata agli edifici più antichi, che sorgevano sul bordo meridionale, e si sviluppò poi in un circuito ellittico. Al centro, sul luogo della demolita Santa Giustina, venne eretto il mastio con tozza base a tronco di piramide, sulla quale vennero impostati due piani di abitazione, provvisti di cisterna per l’acqua piovana e di fogna per il cesso ricavato nello spessore della muratura. I due piani erano raccordati da una scala ricavata all’interno.

Si accedeva al mastio da una seconda torre collegata al torrione da una scala di legno che veniva bruciata in caso di attacco nemico

Di fronte al mastio ad est, sono conservati i resti di una seconda torre – che in origine era il campanile della vecchia chiesa di Santa Giustina – la quale attraverso una scala aerea di legno permetteva l’accesso al Torrione. In caso di guerra la scala aerea veniva distrutta rendendo praticamente impossibile accedere al mastio. Attorno al mastio a pochi metri si trova la cinta muraria costruita sempre nel XIII secolo che conteneva, nel suo perimetro diversi edifici funzionali alla gestione e alla vita della fortificazione (Un forno, alloggi per i soldati, un pozzo per raccogliere l’acqua etc.) All’esterno della cinta sommitale (la quinta partendo dal basso) si sviluppano ulteriori linea fortificate che creano un sistema di difese concentriche che chiude idealmente il mastio.

Il mastio ha forma quadrangolare il basamento è di forma troncopiramidale che misura 8,5 X 9 m all’interno del quale furono ricavati una cisterna alimentata dalla pioggia raccolta dal tetto e un vano di scarico delle latrine. La torre si sviluppava in tre piani per un totale di 20 m di altezza e vi si accedeva da un ingresso aperto sul lato ovest. L’ingresso era alto circa 8,8 m da terra ed era servito da un ponte di legno collegato ad una scala a doppia rampa addossata alla torre romanica antistante. All’interno del mastio si trovavano due vani abitativi indipendenti collegati da una scala interna, due bagni e un pozzo per attingere all’acqua della cisterna posta nel basamento. IL sistema difensivo che cinge il pianoro sommitale è costituito da una cinta ellittica lunga 210 m. ingloba al suo interno anche la domus turrita che rimase in uso come funzione residenziale. L’accesso alla fortificazione era probabilmente localizzato nell’angolo nord orientale della cinta dove oggi si trova il portale ricostruito in stile medievale agli inizi del ‘900.

Su tale impianto militare, ben leggibile nell’organizzazione carrarese del XIV secolo, si apre un complesso sistema di porte fortificate che ne regolavano l’accesso. Dal torrione scendevano a valle due contrapposte cortine murarie merlate, anch’esse del XIV secolo, che da nord-est e nord-ovest scendevano a circondare l’abitato urbano di Monselice.

Plastico con la ricostruzione dell’area attorno al torrione Si nota la cittadella militare con gli alloggi per i soldati e i magazzini per la conservazione dei cibi e delle munizioni. Nel piazzale si trovava anche un grande pozzo per la conservazione dell’acqua piovana. Il colle è stato completamente modellato per esigenze militari

RICOSTRUZIONE DELLA SOMMITA’  DELLA ROCCA EFFETTUATA DA BROGIOLO
Le prime indagini scientifiche sulla Rocca di Monselice sono state compiute dal prof. G.P. Brogiolo. Una serie di fortunate campagne di scavi compiute dalla Società archeologica veneta tra il 1988 – 1996 hanno permesso di ricostruire periodi importanti della nostra storia cittadina e la sequenza delle opere di difese e dei principali edifici situati sulla Rocca di Monselice. Il Mastio Federiciano costituisce nell’architettura militare la torre più robusta e meglio fortificata del castello, residenza dei feudatari ed estrema difesa in caso di invasione della corte. Il mastio di Monselice, realizzato in trachite (una roccia di origine vulcanica) sulla sommità del colle, fu voluto dall’imperatore Federico II di Svevia, che nel 1239, tramite il vicario Ezzelino da Romano, rafforzò le fortificazioni del colle e le mura del borgo.

1) Base del campanile della chiesa di Santa Giustina (abbattuta per costruire il torrione) sulla quale è stata costruita una seconda torre che dava accesso al torrione con una scala aerea;
2) Porta che da accesso alla cittadella fortificata (ancora esistente);
3) Cortina con merli rotondi che scende a valle per San Tommaso e Villa Duodo;
4) Grande pozzo per la raccolta dell’acqua piovana
5) Edifici utili per i servizi nella cittadella (forno, stalle, dormitori per i soldati)

Nel periodo Carrarese il torrione fu ricostruito assieme alla quinta cinta fortificata che lo cingeva raccordandosi alle mura cittadine: nel Trecento, infatti, quando era aspramente contesa dalle più grandi Verona e Padova, Monselice divenne uno strategico nodo militare, chiuso entro ben cinque giri di mura. Nonostante le fortificazioni che lo circondavano siano oggi conservate in misura molto parziale, il mastio risulta ancora una costruzione impressionante nella sua compattezza, che rende la misura della sua inespugnabilità: la base a tronco di piramide sostiene la parte abitata, un parallelepipedo alto circa 20 metri, dal tetto piatto; in origine era presente anche una parte sommitale in legno, oggi non più esistente. La muratura in pietra, dalla tessitura di grande regolarità, è interrotta da pochissime aperture, che ne denotano il carattere prettamente militare; le feritoie, strettissime all’esterno, si allargano invece dentro la torre, espediente utilizzato per permettere una maggiore illuminazione e per facilitare l’utilizzo delle armi da parte degli occupanti.
All’interno del torrione, in due sale di notevole suggestione, è stato allestito un museo con una serie di reperti di scavo: vasellame, utensili metallici e oggetti in argento sono esposti con criteri museografici moderni. La sala inferiore è coperta da un soffitto in legno, mentre quella superiore è caratterizzata da eleganti volte. La parte superiore del mastio è oggi una terrazza panoramica sulla quale i visitatori salgono per godere di un panorama unico. Alcuni studi sono tuttora disponibili in internet:
G.P Brogiolo – S. Tuzzato, Scavi sulla Rocca di Monselice (1995-96).
P. Marina De Marchi – Elisa Possenti, Rocca di Monselice (PD). Le Sepolture longobarde.

Maggiori info sulla Rocca https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_di_Monselice

LA CHIESA DI SANTA GIUSTINA IN CIMA ALLA ROCCA
La chiesa di Santa Giustina viene nominata la prima volta nel 968, era certamente assai più antica; le sepolture alto-medievali rinvenute nell’area davanti alla facciata, alcune tessere di mosaico che potrebbero provenire dalla sua decorazione musiva e la sua preminenza tra le chiese di Monselice ne suggeriscono una contemporaneità con la costruzione del castello del VI secolo. Dicono i documenti che la pieve di Santa Giustina era costruita supra vertice montis e venne demolita al momento della costruzione del mastio federiciano, che occupò gran parte della navata, lasciando all’esterno solo parte della facciata e l’abside

Saggi importanti del prof. Brogiolo si trovano:

Monselice.Storia, cultura e arte di un centro “minore del veneto. A cura di Antonio Rigon. Monselice 1994.

Ezzelini. Signori della Marca nel cuore dell”impero di Federico II. A cura di Carlo Bertelli e Giovanni Marcadella. Bassano del Grappa 2001.


Durante la 2^ guerra mondiale anche il torrione fu bombardato e le ferite si notano alla base, info nel libro di Paolo Bernardini [ clicca qui…]



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