Caduti monselicensi durante la 2° guerra Mondiale

Estratto dal libro ‘Monselice durante la 2° guerra mondiale’ di Flaviano Rossetto

I CADUTI MONSELICENSI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE. RICORDO E APPARTENENZA PER NON DIMENTICARE

Presentiamo i nominativi dei cittadini monselicensi morti a causa della seconda guerra mondiale. L’elenco è diviso in tre parti, riprendendo lo schema utilizzato nella lapide commemorativa situata in piazza Vittoria, a fianco del monumento ai caduti. Nella prima parte sono contenuti i nomi di soldati e partigiani morti o dispersi in combattimento; il secondo riporta i nominativi dei monselicensi (soldati e civili) morti nei lager; il terzo elenca le vittime civili dei bombardamenti aerei o deceduti  a seguito di incidenti bellici di vario tipo.

Naturalmente non abbiamo la pretesa di averli individuati tutti, ma abbiamo utilizzato tutte le informazioni a cui potevamo accedere. Purtroppo è quasi impossibile, dopo sessant’anni, ricostruire episodi e fatti. Spesso le testimonianze sono risultate approssimative o confuse e in alcuni casi erano in contrasto con la documentazione posseduta.

Molti documenti sono conservati nell’archivio storico comunale, recentemente riordinato, ma determinate è stata l’investigazione compiuta da Carlo Bernardini che con infinita pazienza ha rintracciato, nel limite del possibile, i familiari dei caduti e i testimoni dei fatti ricordati in questo libro.

Riteniamo doveroso informare i lettori e i familiari dei caduti che, data la delicatezza degli argomenti trattati, alcuni dati personali dei soldati sono stati omessi. I caduti sono elencati in stretto ordine alfabetico, ma per ognuno è stata citata l’esatta appartenenza al corpo militare, nella convinzione che i dati concreti, i fatti, comunque  non possono essere cambiati, ma vano capiti e spiegati con chiarezza alle giovani generazioni. D’altronde, dopo il 1943, eravamo in piena ‘guerra civile’ che per alcuni anni ha diviso famiglie e amici. Ora molte cose sono cambiate, ma il dolore delle stragi compiute, delle angherie e delle vendette, non può essere cancellato.

Naturalmente la ricerca dei monselicensi caduti in guerra continuerà nel tentativo di individuare tutti i nostri concittadini che comunque hanno sacrificato la propria vita per la patria, immaginando che questa parola, così spesso contestata, abbia avuto per molti il significato positivo che la democrazia repubblicana, garantita dalla costituzione, oggi ci insegna.

Acato Basilio, nato nel 1912. Arruolato nel 3° reggimento bersaglieri, con sede a Lodi – 5^ compagnia, scomparve in seguito al combattimento avvenuto a Konowaloff (ansa del Don) il 19 dicembre 1942. La famiglia risiedeva in via S. Bortolo, 146.

Albertin Ferruccio, nato nel 1915. Fante nel 78° reggimento fanteria, con sede a Bergamo – divisione “Lupi di Toscana” – reggimento Albania, morì il 22 maggio 1941 sul fronte greco. Abitava in via Arzerdimezzo, 392

Albertin Lucindo, nato nel 1912. Una nota del 12 aprile 1948 informa che il soldato fu dichiarato disperso in mare durante la traversata da Livorno alla Corsica il 16 aprile 1943. Il suo ultimo indirizzo fu “7^ nave secondaria – P.M. 112 – magazzino viveri”.

Altichiero Primo, nato il 3 dicembre 1912. Arruolato nel 3° reggimento bersaglieri, con sede a Lodi – 2^ compagnia, scomparve in seguito al combattimento avvenuto a Konowaloff (ansa del Don) il 19 dicembre 1942. La famiglia risiedeva in via Gambarare, 141.

Andolfo Danilo, nato il 17 ottobre 1920. Apparteneva al 6° reggimento artieri, con sede a Gorizia – 3° gruppo – 7^ batteria. Morì per malattia all’ospedale militare di Trieste il 7 luglio 1940.

Anselmo Otello, nato il 12 novembre 1922. Arruolato nel 79° reggimento fanteria “Roma” – 10^ compagnia, morì “nel fatto d’armi di Krasnohoronka (Ponte del Don, Russia) in seguito a ferita di pallottola d’arma da fuoco il 30 ottobre 1942. Venne sepolto a Getreide Sswch, 5° cimitero di guerra del 79° fanteria, a 150 m. ad ovest dell’ex monastero ortodosso, tomba n° 3. La famiglia abitava in via Carpanedo, 135.

Babetto Angelo Gaetano, nato il 23 febbraio 1904. Partì nel 1936 come volontario per l’Africa con la divisa da coloniale, per mantenere la famiglia. Scoppiata la guerra fu richiamato come legionario e assegnato alle forze militari terrestri dell’Africa Orientale Italiana. Morì in prigionia (B.02-K.20) il 26 gennaio 1942 e fu sepolto a Nairobi (Kenia). Il 14 ottobre 1942 ebbe luogo per lui una solenne ufficiatura funebre nella chiesa di San Paolo. La famiglia abitava in Via S. Tommaso.

Baccarin Bruno, nato il 10 agosto 1917. Caporale maggiore nel 65° reggimento fanteria motorizzata “Valtellina”, con sede a Piacenza, venne dichiarato disperso in seguito all’affondamento del piroscafo “Odero” avvenuto nel Mediterraneo il 13 settembre 1941. Ufficialmente, venne dichiarato morto il 14 febbraio 1942. La famiglia abitava in via Battisti, 5.

Baracco Orfeo, nato nel 1923. Marinaio, morì il 21 dicembre 1946. Essendo trascorso più di un anno dalla cessazione delle ostilità, la famiglia non poté usufruire del trattamento economico previsto per i “Presente alle Bandiere”.

Baraldo Aristodemo, nato nel 1913. Arruolato nella 3^ legione milizia volontaria sicurezza nazionale, con sede a Cuneo, fu dichiarato irreperibile sul fronte russo dal 7 dicembre 1942, e ufficialmente morto il 22 dicembre. La famiglia abitava in via XXVIII aprile, 22.

Baratto Ottorino, nato nel 1916. Arruolato nel 10° battaglione genio ferrovieri, fu dichiarato irreperibile sul fronte russo dal 1° gennaio 1943. La famiglia abitava in via Stortola, 160.

Barin Umberto, nato nel 1916. Caporale maggiore nella 57° compagnia mitragliatrici, fu dichiarato disperso nel fatto d’arme del 1° marzo 1942, come risulta da una nota del 27 aprile 1943 proveniente dal comando del Sahara Libico, con sede a Tripoli. Da informazioni successive si apprende che Umberto è probabilmente tra i deceduti a Fort-Archambeault il 24 o 25 ottobre 1943. La famiglia abitava in via Fragose, 244.

Barison Guerrino, nato nel 1914, faceva il dattilografo. Caporale maggiore nel 151° reggimento fanteria, fu dichiarato ufficialmente morto il 18 luglio 1946.

Barison Orlando, nato nel 1920. Arruolato nel 9° reggimento bersaglieri con sede a Cremona – 5° compartimento – 30° battaglione, morì l’8 giugno 1942 in Africa settentrionale. La famiglia risiedeva in via Savellon Retratto, 49/b.

Barzan Alberto. Sottotenente pilota nell’Aeronautica Militare, morì nei pressi del Campo d’aviazione di Lonate Bozzolo (Milano) il 17 ottobre 1941, mentre si accingeva a voli di prova. La famiglia abitava in via Carboni, 34.

Bassan Gaetano. Viene indicato tra i “patrioti morti in combattimento”, dalla Basso, nei giorni che precedono  la Liberazione.

Benetazzo Germano, nato il 19 settembre 1914. Operò in Croazia, a Kvasica, ricoprendo il grado di sergente. Morì mentre, insieme ad altri soldati, perquisiva una casa (il proprietario dell’abitazione gli sparò). Era il 22 settembre 1942.

Bernardini Mario, nato il 15 agosto 1920. Arruolato come aviere marconista, cadde con il suo aereo durante una missione in Africa. Durante la convalescenza aiutò i partigiani monselicensi. Sfuggi all’arresto, nel mese di maggio 1944, rifugiandosi presso l’abitazione della sorella a Valdobbiadene. Catturato dai fascisti fu dichiarato irreperibile con comunicazione del 4 settembre 1944, proveniente da Monte Cansiglio (zona di Treviso).

Bertomoro Bruno, nato nel 1911. Arruolato nel 201° reggimento artiglieria motorizzata, con sede a Pordenone, fu dichiarato disperso l’11 dicembre 1942. La famiglia abitava in via S. Bortolo, 9.

Bianchin Bortolo (gruppo d’onore caduti Monselice), nato il 6 marzo 1915. Morì il 6 marzo 1942.

Bianchin Giovanni, nato nel 1918. Caporale nel 5° reggimento artiglieria contraerea, con sede a Padova – 14° gruppo, morì in Africa settentrionale il 9 aprile 1941. La famiglia abitava in Via Isola verso Marendole, 17.

Biscaro Ettore, nato nel 1919. Arruolato nella fanteria, morì “per malattia contratta in guerra” (TBC) il 21 gennaio 1948. La sua morte fu riconosciuta dipendente da causa di guerra in data 25 gennaio 1958.

Bizzaro Danilo, nato nel 1923, faceva il calzolaio. Arruolato nel 60° reggimento fanteria, morì nell’ospedale militare di riserva di Sassari “in seguito a malattia contratta in zona di guerra” il 19 ottobre 1943. La famiglia abitava in lungo la strada Rovigana, 39.

Bonaguro Albano, nato nel 1908. Caporale nel 3° reggimento autieri – 260° autoreparto pesante, morì il 29 aprile 1943. La famiglia abitava in via S. Biagio, 2.

Bonaguro Virgilio, nato nel 1921. Caporale nel 31° reggimento carrista, con sede a Siena, morì il 30 marzo 1943 in un incidente automobilistico. La famiglia abitava in via S. Biagio, 2.

Borella Giovanni Battista, nato il 14 ottobre 1917. Caporale maggiore nel 38° reggimento fanteria, con sede a Tortona, venne dichiarato irreperibile in seguito al combattimento avvenuto il 16 dicembre 1942 a Krassno Orekowo (Russia) e ufficialmente morto il 16 marzo 1943.

Borgatello Vittorio, nato il 21 maggio 1916. Sergente maggiore cannoniere P.S. della marina, con sede a La Spezia, scomparve in mare, nel canale di Sicilia il 23 marzo 1942 in seguito ad affondamento del cacciatorpediniere “Scirocco”. La famiglia abitava in via Lispida n. 49.

Borile Ottorino, nato nel 1924. Partigiano nella brigata Garibaldi – divisione Sabatucci, morì il 28 (o 27 ?) aprile 1945 mentre si stava tornando a casa in via Fragose.

Bortolozzo Silvio, nato nel 1909. Arruolato in fanteria, operò in Africa nel 372° battaglione costiero – 4^ compagnia. Dopo essersi imbarcato per tornare in Italia, la nave sulla quale viaggiava fu attaccata da aerei. Durante i combattimenti rimase gravemente ferito, morì in ospedale a Catania il 13 giugno 1943. La famiglia abitava in via Orti, 3.

Bovo Primo, nato il 23 marzo 1911. Arruolato nel reggimento chimico, con sede a Roma – 31^ compagnia nebbiogena speciale. Venne imbarcato sul piroscafo “Lombardia”, scomparve in mare il 29 maggio 1942. La famiglia abitava in via Muraglie, 74.

Bozza Giovanni, nato nel 1886. Operaio militarizzato presso la ditta Ferrobeton Società Anonima Milis, con sede a Cagliari, morì in Sardegna il 28 giugno 1943. La famiglia (una figlia maggiorenne e altri sei figli minorenni) abitava in via F.lli Fontana, 9.

Breggiè Alvise, nato a Monselice nel 1908. Capo partigiano, morì il 26 aprile 1945 durante uno scontro a  fuoco con i tedeschi davanti alla sua  abitazione situata in via Gambarare n.40, ma alcuni sostengono che fu ucciso dai partigiani. Lo storico Merlin precisa che dopo la cattura si mise al servizio dei tedeschi contribuendo alla cattura di molti partigiani. Il suo nome e quello di Fabio Bellini sarebbero indicati come spie nei documenti sequestrati al federale Primo Cattani durante la cattura.

Bregolin Enrico, nato nel 1927. Partigiano nella brigata “Garibaldi” – 4° battaglione.  Il 29 aprile 1945 venne ferito a morte sotto gli occhi dello zio, Giuseppe Fortin, da alcuni tedeschi riparati in una casa. Lo zio, carico d’odio e rabbia, vendicò il ragazzo uccidendo gli assassini. La famiglia abitava in via Carrubbio, 40.

Brugiolo Romolo, nato il 18 dicembre 1922. Arruolato nel 184° reggimento fanteria – divisione paracadutisti, morì nel 517° ospedale da campo militare, il 25 ottobre 1943. La famiglia abitava in piazza S. Marco n. 9.

Brunello Guerrino, nato nel 1915. Arruolato nel 50° reggimento artiglieria, fu dichiarato irreperibile dall’11 febbraio 1944. I parenti riferiscono che faceva il soldato a Rodi. Morì in mare durante un attacco aereo subito dalla nave che lo trasportava verso casa. La famiglia abitava in via Isola verso Monte n. 250.

Brunello Olindo, nato nel 1921. Arruolato nel reparto nel genio artieri, dispenso in mare per l’affondamento del piroscafo avvenuto nei pressi dell’isola di Rodi il 11 febbraio 1944. La famiglia abitava in via Isola verso Monte n. 274.

Bruscagin Giuseppe, nato nel 1922. Arruolato nel 36° gruppo contraerei (sede a Padova) – 2^ batteria, fu dichiarato disperso sul fronte russo il 24 gennaio 1943. La famiglia abitava in via Fragose n. 288.

Businarolo Rino, nato nel 1911. Non abbiamo notizie precise su di lui. Dai documenti d’archivio è emersa una lettera, datata 28 settembre 1942, con la quale il tenente colonnello Piero Manzi chiede al podestà del comune di Monselice notizie sulle cause della morte di Rino, al fine di concedere la pensione.

Bussolin Bruno, nato il 9 luglio 1921. Maestro e studente universitario, dopo l’8 settembre si unì alle forze alleate con il grado di sottotenente nei paracadutisti. Il 19 maggio 1944 si offrì volontario per un assalto alle postazioni tedesche sul monte San Michele d’Abruzzi. Ripetutamente ferito, continuò il combattimento per coprire i compagni, finché fu ucciso da una raffica di mitra. Il 27 aprile 1945 gli fu conferita la medaglia d’oro. La salma venne trasportata a Monselice nel settembre 1949 e tumulata con solenni onoranze nel cimitero di S. Bortolo. La famiglia risiedeva in via S. Bortolo n. 95.

Callegaro Caterino, nato il 24 gennaio 1918. Non abbiamo trovato notizie su di lui, ma doveva essere già morto il 20 febbraio 1943, data in cui viene recapitato al fratello Palmiro (residente in via Stortola n. 220), l’erogazione di £. 1000, in qualità di parente del soldato defunto.

Castellin Emilio, nato nel 1922. Arruolato nel 9° reggimento artiglieria d’armata – 84^ batteria – 32° gruppo, venne dichiarato irreperibile in Russia, e ufficialmente morto il 30 aprile 1943. La famiglia risiedeva in via Carpanedo n. 155.

Castello Antonio, nato nel 1917. Arruolato nel 9° reggimento genio, fu dichiarato disperso nei Balcani. La famiglia abitava in via Arzerdimezzo n. 342.

Cavestro Armido, nato il 29 ottobre 1922. Caporale maggiore nell’80° reggimento fanteria – 12^ compagnia – divisione “Pasubio”, fu dichiarato irreperibile sul fronte russo, presso Uciostoie. In base alle informazioni ricevute dai familiari, morì il 20 marzo 1943; i documenti d’archivio lo dicono ufficialmente disperso dal 10 agosto 1943.

Cavestro Primo, nato nel 1916. Soldato nel 9° reggimento bersaglieri, con sede a Cremona, morì a Caserta il 26 giugno 1941. La famiglia abitava in Via Savellon Molini n. 186.

Cerchiaro Armando. Viene indicato tra i “patrioti morti in combattimento”, dalla Basso, nei giorni che precedono  la Liberazione di Monselice.

Cestaro Raimondo, nato nel 1922. Soldato nell’80° reggimento fanteria, con sede a Mantova, fu dichiarato irreperibile sul fronte russo dal 23 agosto 1942. La famiglia abitava in via Carrubbio n. 29.

Checchetto Tullio, nato il 5 settembre 1898. Finanziere nella 2^ compagnia della guardia di finanza, con sede a Venezia. Dai documenti risulta che il suo atto di morte pervenne dal comando dell’ospedale militare di Mirano Veneto, ma non sappiamo né la data, né le circostanze della sua morte. Dalla scheda degli orfani di guerra (aveva due figli), risulta che era arruolato nella guardia di finanza e che morì all’ospedale militare di Mirano per “causa di servizio” il 17 dicembre 1943. Secondo i familiari, fu finanziere in tempo di pace; arruolato come soldato semplice, morì per infarto a Mirano il 17 dicembre 1943. La famiglia abitava in Via Fragose n.184.

Comunian Apostolo Giuseppe, nato nel 1902, faceva l’autista. Arruolato nel comando dei carabinieri “Armony”, rimase prigioniero degli inglesi in Eritrea per più di un anno e si ammalò. Morì durante il rimpatrio sulla nave “Duilio” il 9 dicembre 1942. Poiché Gibilterra era già stata passata, non venne gettato in mare; ora riposa nel cimitero di Monselice.

Corso Nunzio (?).

Crema Tersilio, nato il 10 gennaio 1917. Sergente nel 9° reggimento bersaglieri, con sede a Cremona, fu inviato in Africa, dove morì l’8 dicembre 1941. La famiglia abitava in via Granzette, n. 218.

Dal Borgo Nello, nato nel 1926. Partigiano nella brigata “Sabatucci”, fu dichiarato irreperibile in data 31 luglio 1946.

Damolin Benvenuto, nato nel 1915. Arruolato nel 151° reggimento Fanteria “Sassari”, con sede a S. Giorgio di Nogaro, morì “in combattimento nell’adempimento del suo dovere”, il 18 maggio 1942. Abitava in via Granzette n. 233.

Donà Elio, nato l’11 aprile 1921. Soldato nel 20° reggimento fanteria – 1^ divisione “Brescia”. Morì durante un combattimento a Tobruk (Africa) il 14 giugno 1942. La famiglia abitava in via Stortola.

Fasolo Italo, nato il 10 dicembre 1912. Volontario nella guerra d’Etiopia, dall’ottobre 1935 al maggio 1936, fu tra i maggiori esponenti del movimento futurista monselicense. Richiamato alle armi fu inviato in Iugoslavia. Dopo l’8 settembre 1943, mentre ritornava a casa fu ucciso a Pisino d’Istria, come dissero i suoi compagni d’arma. Fu dichiarato irreperibile in Istria dal 27 settembre 1943. La famiglia abitava in via Cadorna n.13.

Favaro Guido. Tra gli irreperibili sui fronti russo o balcanico, venne dichiarato ufficialmente deceduto il 28 aprile 1943. La famiglia abitava in via Stortola n.198.

Ferrato Aldo, nato il 20 agosto 1925. Arruolato nel 121° battaglione genio fortificazioni campali, morì a Padova l’11 marzo 1944 in seguito ad incursione aerea nemica.

Ferrato Natalino, nato nel 1911. Arruolato nel 23° reggimento fanteria, con sede a Gorizia – 1° battaglione – 3° compartimento plotone mortai “81”, morì in Croazia, per le ferite riportate, il 25 maggio 1943. Operò in Jugoslavia, dove rimase ferito in combattimento. Trasportato in ospedale a Trieste, vi morì il 25 maggio 1943. La famiglia abitava in via Squero n. 24.

Ferrato Umberto, nato l’11 luglio 1899, faceva il barbiere. Arruolato nella 9^ legione milizia contraerei, con sede a Padova, venne dichiarato irreperibile in seguito al siluramento del piroscafo “Conte Rosso”, in rotta per l’Africa settentrionale, il 24 maggio 1941.

Fidani Casimiro, nato nel 1921. Arruolato nell’11° reggimento genio – 38^ compagnia artieri, venne ricoverato nell’ospedale civile S. Spirito di Fiume il 30 giugno 1942. Il dirigente del reparto dichiarava che la morte avveniva il 12 luglio, alle ore 18, per malattia contratta per causa di servizio.

Finesso Illo, nato il 15 marzo 1922. Arruolato nell’80° reggimento fanteria – 10^ compagnia, scomparve in seguito al combattimento avvenuto ad Arbuzzov (Russia) il 23 dicembre 1942. Venne dichiarato ufficialmente morto il 29 febbraio 1943. La famiglia abitava in via Fragose, 213.

Forlin Corrado, nato nel 1912. Fu uno dei principali esponenti del futurismo a livello locale e nazionale. Volontario sul fronte russo, fu inquadrato nell’80° reggimento fanteria, fu dichiarato irreperibile dal 23 dicembre 1943. La famiglia abitava in via S. Stefano, 12.

Francescon Giovanni, nato nel 1919. Arruolato nel 82° reggimento fanteria, con sede a Torino – 1° battaglione guastatori, fu dichiarato irreperibile sul fronte russo o balcanico dal 2 dicembre 1942, e ufficialmente morto il 13 aprile 1943. Dalla Cronistoria della parrocchia di Ca’ Oddo apprendiamo però che scomparve durante la traversata in nave dalla Sicilia all’Africa settentrionale il 2 dicembre 1942. La famiglia risiedeva in via Moralediemo, 4.

Furlan Alberto, nato nel 1923. Arruolato nella 79^ legione Camicie Nere, con sede a Reggio Emilia. Probabilmente in occasione del combattimento avvenuto il 22 dicembre 1942 in Centreine (Russia).  Fu dichiarato morto il 10 luglio 1943. La famiglia abitava in via Carrubbietto.

Furlan Antonio (gruppo d’onore caduti Monselice), sottocapo nocchiere. Abbiamo notizia della sua morte soltanto in modo indiretto: una lettera del podestà (datata 13 marzo 1945) certifica che, dal 1° aprile 1944 al 28 febbraio 1945 il comune di Monselice non corrispose alcun soccorso giornaliero al padre del soldato defunto.

Furlan Ferdinando, nato nel 1920. Sotto capo motorista navale, scomparve in seguito all’affondamento del sommergibile “Fisalia”, in acque greche, il 24 ottobre 1941. La famiglia abitava in via S. Filippo, 18.

Gallo Ernesto, nato il 28 novembre 1911. Morì per malattia il 30 dicembre 1942. La famiglia abitava in via Campestrin, 114.

Garavello Angelo (dalla scheda degli orfani). Arruolato nell’aeronautica, morì il  26 settembre 1946 (?) presso l’ospedale civile di Monselice “in seguito a malattia contratta per causa di servizio mentre era in attesa della pensione di guerra”.

Gasparello Carlino, nato nel 1916. Arruolato nel 120° reggimento artiglieria motorizzata – divisione “Piave”, con sede a Padova, fu dichiarato disperso in Russia nella terza decade del dicembre 1942 e ufficialmente morto il 31 marzo 1943. La famiglia abitava in via Vetta, 64.

Giora Rino, nato nel 1914. Arruolato nel 9° reggimento artiglieria, fu dichiarato irreperibile in Grecia.

Girotto Antonio (detto Salvagno o Bepi), nativo della Stortola, fu il comandante del battaglione “Falco” e dopo la cattura, spia dei tedeschi assieme a Fabio Bellini. Morì alla fine del mese di marzo 1945 a Pozzonovo per mano del fascista Guido Susan. Sulla sua figura, assai ambigua, rimandiamo ai citati scritti di Tiziano Merlin.

Gobbi Gino. Tenente colonnello, comandante del distretto militare di Firenze, aderì alla RSI. Una nota dice che venne “ucciso dai ‘partigiani’ il 1° dicembre 1943”.

Guglielmo Cesare, nato nel 1899. Partigiano nella brigata “Garibaldi” – divisione “Sabatucci”, morì il 29 aprile 1945 “per ferita d’arma da fuoco da parte di truppe tedesche in ritirata”.  I germanici in ritirata lungo via Rovigana, sparavano a chiunque passasse per la strada. Anche Cesare fu colpito; trasportato all’ospedale di Monselice su di un carretto spinto a mano, morì il giorno seguente dopo aver subito l’amputazione di un braccio.

Gusella Giuseppe, nato il 25 luglio 1914. Arruolato nel 5° reggimento bersaglieri, con sede a Siena – 14° battaglione, morì il 15 o 19 febbraio 1941. I parenti dichiarono “Soldato a Fiume e poi in Albania, durante il servizio militare il freddo gli congelò le gambe. Morì in ospedale a Trieste il 15 febbraio 1941. La famiglia abitava in via Isola verso Marendole, 64.

Iapino Rosario (dalla scheda degli orfani, tre figli nati ad Ischia, la madre si chiamava Turra Maria). Finanziere, morì per malattia contratta in guerra il 14 luglio 1945.

Maragno Divo, nato nel 1919. Caporale nel 2° reggimento artiglieria contraerea, con sede a Napoli – 113^ batteria da 20 mm., venne dichiarato disperso in mare dal 16 febbraio 1943. La famiglia risiedeva in via Vo’ de’ Buffi, 3.

Maragno Oscar (gruppo d’onore caduti Monselice).

Marcato Federico, nato nel 1917. Caporale maggiore nel 17° reggimento fanteria, venne dichiarato irreperibile in Grecia dal 31 agosto 1943. La famiglia abitava in Via Moralediemo n. 69.

Marigo Antonio. Era imbarcato sul sommergibile “Millo”, affondato il 14 marzo 1942 dal sommergibile inglese “Ultimatum” a punta Stilo, tra Malta e la Sicilia.

Martoni Umberto, nato nel 1909. Carabiniere, scomparso in mare, senza dubbio prima del 25 maggio 1942, data in cui la madre adottiva Ponchio Celestina ricevette un sussidio di £. 1000.

Marzola Bruno, nato il 5 giugno 1925. Partigiano nella brigata “Garibaldi”, morì a Monselice il 3 maggio 1945 in un tragico incidente. Sparò, per rabbia, ad un elmetto tedesco, ma la pallottola ritornò indietro uccidendolo.

Menesello Bruno, nato nel 1920. Arruolato nel 1° reggimento artiglieria d’armata, con sede a Moncalieri, scomparve nei combattimenti avvenuti dal 17 dicembre 1942 al 22 gennaio 1943 in Russia; venne dichiarato ufficialmente morto il 31 marzo 1943. La famiglia abitava in via Marendole, 11.

Miaton Antonio. Di lui sappiamo solo che fu aviere scelto elettricista e che doveva già essere morto il 20 agosto 1942, data in cui l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti dell’Aeronautica chiedeva al padre di inviare, completati, i moduli con i dati personali del figlio deceduto in guerra.

Molari Guerrino, nato nel 1915. Sergente nell’88° reggimento fanteria – 2° battaglione, morì il 10 aprile 1945 in località Abbazia – Riolo Bagni (Ravenna) per ferita da scheggia di mortaio; la salma venne tumulata nel cimitero militare di Zattaglia. La comunicazione giungeva a Monselice in ritardo (4 giugno) perché il fatto “avvenne in territorio non ancora liberato”. Il ministero della guerra assicurava che il nome di Molari Guerrino era già stato “iscritto nell’Albo d’oro degli eroici caduti per la redenzione della nostra amata Patria”.

Molon Guido (detto Tùrchia) era nato a San Bortolo. Capo partigiano assai discusso, morì fucilato dai tedeschi per rappresaglia l’11 novembre 1944. La lapide nel cimitero di Monselice riporta “partigiano a Vicenza”. Le sue vicende sono riportate ampiamente nostro libro Da Monselice a Mauthausen

Montagner Dino, nato nel 1907. Arruolato nel 3° reggimento granatieri – 3° battaglione speciale con sede a Vetralla, morì in seguito al siluramento della nave che trasportava truppe dalla Liguria verso la Sardegna. Era il 19 aprile 1943; dopo qualche giorno il suo corpo venne ritrovato sulla spiaggia di Alassio con i documenti ancora leggibili. Lasciò la moglie, incinta di pochi mesi. La sua salma resta ad Alassio, nel monumento ai caduti. Abitava in via Mure, 5.

Morani Remo, nato nel 1913. Arruolato nella 44^ legione milizia volontaria sicurezza nazionale, morì in Croazia il 4 marzo 1942. La famiglia abitava in via S. Bortolo, 15.

Munaro Aldo, nato nel 1924. Arruolato nel 58° reggimento fanteria l’8 marzo 1944, il 7 aprile si trovava già ricoverato nell’ospedale di Cittadella e il 26 aprile in quello di Noventa Padovana. Ricoverato a Monselice il 14 ottobre, morì il 12 agosto 1945. Una nota del distretto militare di Padova del 26 maggio 1947 precisa che era “inquadrato nelle forze militari della pseudo repubblica”.

Munaro Dario, nato nel 1922. Arruolato nel 79° reggimento fanteria, fu dichiarato irreperibile in Russia. La famiglia abitava in via Savellon Retratto, 15.

Palatini Girolamo, nato nel 1891, faceva il tecnico consorziale. Arruolato nella fanteria, morì per malattia contratta in guerra il 25 luglio 1945.

Pasqualato Pietro, nato nel 1897, faceva il fattorino. Arruolato nell’artiglieria, morì di “malattia” il 3 giugno 1940.

Pavan Guido, nato nel 1903. La Commissione Interministeriale accertò che la sua morte avvenne a Rovigo il 28 novembre 1958 per malattia contratta in guerra.

Pinato Eliodoro, nato nel 1911. Caporale maggiore nel 201° reggimento artiglieria motorizzata, con sede a Pordenone, risultò disperso in Russia dal 21 dicembre 1942. La famiglia risiedeva in via Umberto I, 7.

Piva Diego, nato nel 1917. Arruolato nella 47^ compagnia pontieri, con sede a Piacenza, morì il 24 luglio 1943 nell’ospedale sanatoriale militare “Italo Balbo” di Battaglia Terme. Il tenente colonnello dichiara che “la malattia era stata contratta dal soldato in zona di guerra (Palermo) il 1° maggio 1943, ed è aggravata e dipendente da causa di servizio”.

Piovan Italo. Nato nel 1918, morto il 15 luglio 1947. La lapide nel cimitero di Monselice riporta la scritta  “Infranto dai tormenti della guerra e dalla prigionia 1940-1947”.

Pizzeghello Giuseppe, nato nel 1917. Caporale maggiore nel 331° reggimento fanteria, scomparve in mare, presso le coste greche, l’11 febbraio 1944.

Pulze Isidoro, nato nel 1893. Civile, morì per broncopolmonite il 13 settembre 1945. (?)

Rizzati Mosè, nato nel 1909, faceva il commerciante ambulante. Arruolato nella fanteria, morì per malattia contratta in guerra il 3 novembre 1957.

Rizzato Guglielmo, nato nel 1912. Arruolato nel 3° reggimento artiglieria alpina, con sede a Gorizia – divisione “Julia” – reparto munizioni – viveri, venne dichiarato irreperibile sul fronte russo dal 31 gennaio 1943 e ufficialmente morto il 30 aprile. La famiglia abitava in via Carpanedo, 148.

Rizzo Guglielmo, nato nel 1914. Maresciallo telemetrista di 3^ classe, fu dichiarato disperso in mare, presso il golfo della Maddalena, in seguito all’affondamento della corazzata “Roma” il 9 settembre 1943. Precedentemente era stato imbarcato sulla nave “Attendolo” anch’essa affondata a Napoli il 4 dicembre 1942, quella volta però era riuscito a salvarsi.

Rocca Narciso, nato nel 1920. Arruolato nel 62° reggimento fanteria motorizzato, con sede a Trento, fu dichiarato disperso in combattimento ad El Alamein il 24 ottobre 1942 e ufficialmente deceduto il 10 aprile 1943. La famiglia risiedeva in via S. Bortolo, 86.

Rossato Giuseppe, nato nel 1914. Appartenente alla divisione “Marche” – sezione sussistenza, fu dichiarato irreperibile dal 12 maggio 1944. La famiglia abitava in via S. Luigi, 6.

Ruffin Giacomo, nato nel 1912. Sergente maggiore nel 9° reggimento fanteria, fu dichiarato irreperibile in mare in seguito ad affondamento dall’11 febbraio 1944.

Ruffin Gino, nato nel 1923. Arruolato nel 334° raggruppamento artiglieria, fu dichiarato irreperibile sul fronte greco (Corfù ) dal 30 agosto 1943.

Sabello Guerrino, nato nel 1917. Arruolato nel 3° reggimento artiglieria alpina, con sede a Gorizia –        divisione “Julia” – 15° battaglione, fu dichiarato irreperibile sul fronte russo dal 31 gennaio 1943 e ufficialmente morto il 30 aprile. La famiglia abitava in via S. Bortolo, 252.

Sadocco Gino, nato il 4 aprile 1910. Mitragliere nel 26° reggimento fanteria “Bergamo”, morì per ferita d’arma da fuoco al torace il 4 giugno 1942. La famiglia abitava in via Moraro, 3.

Salvan Enrico, nato nel 1911. Arruolato nel 383° reggimento fanteria, morì per le ferite riportate in combattimento il 14 maggio 1943. La salma venne tumulata in un cimitero di guerra (non abbiamo informazioni più precise). La famiglia abitava in via Coronin, 1.

Sanguin Danilo, nato il 7 settembre 1925. Arruolato nel 121° battaglione genio fortificazioni campali, morì a Padova l’11 marzo 1944 in seguito ad un’incursione aerea nemica.

Scarparo Giuseppe, nato nel 1912. Arruolato nel 55° reggimento fanteria – 2^ compagnia, venne dichiarato irreperibile in Croazia.

Secco Luigi, nato nel 1916 (o forse 1917). Caporale maggiore nell’81° reggimento fanteria – 1° battaglione, morì per TBC polmonare presso l’ospedale militare di Udine il 20 gennaio 1943. La famiglia abitava in via Vetta, 50.

Sguotti Edio, nato l’11 aprile 1922. Arruolato nell’80° reggimento fanteria, con sede a Mantova, venne dichiarato disperso sul fronte russo (Monasticina Don) in seguito a combattimenti, il 16 dicembre 1942 e ufficialmente irreperibile dal 1° marzo 1944.

Sguotti Ignazio, nato il 16 giugno 1921. Arruolato nel 201° reggimento artiglieria motorizzata, con sede a Pordenone – 3° battaglione, venne dichiarato irreperibile in seguito al combattimento avvenuto sul fronte russo il 19 dicembre 1942. La famiglia abitava in via Marendole, 24.

Sguotti Sante, nato nel 1915. Fante nel 41° reggimento fanteria, con sede ad Imperia – 2° battaglione – 8^ compagnia, morì sul fronte greco il 23 dicembre 1940. Risiedeva in via Vo’ de’ Buffi, 4.

Sorze Mario, nato nel 1914. Caporale nel 58° reggimento fanteria e poi nel quartier generale C.S.I.R., fu dichiarato disperso in combattimento nella zona del Don il 31 gennaio 1943. La famiglia abitava in via Battisti, 11.

Sturaro Giovanni, nato nel 1915. Artigliere nell’11° reggimento artiglieria contraerea, con sede a Cormons, disperso sul fronte russo, venne dichiarato ufficialmente morto il 28 aprile 1943. La famiglia abitava in via Savellon Molini, 161.

Temporin Felice, nato nel 1896, faceva il cameriere. Arruolato nel Genio, morì il 6 novembre 1944 in seguito ad invalidità contratta in guerra.

Temporin Pietro, nato il 29 giugno 1922. Arruolato nel 201° reggimento artiglieria motorizzata, scomparve nel combattimento avvenuto in Russia il 20 dicembre 1942. Fu dichiarato ufficialmente morto l’11 giugno 1943. Il suo corpo venne sepolto nel campo 160 di Suzdal, nella regione di Vladimir. La famiglia abitava in via Fragose, 263.

Tessari Battista, nato il 30 settembre 1923. Arruolato nella milizia, morì in seguito ad incidente automobilistico avvenuto sulla statale per Battaglia Terme  il 15 gennaio 1945.

Torniai Renato, nato nel 1916. Arruolato nel reggimento artiglieria celere, con sede a Ferrara, morì il 14 febbraio 1942.

Tresoldi Gino, nato nel 1922. Arruolato nel 278° reggimento fanteria, fu dichiarato irreperibile in Russia dal 1 gennaio 1943. La famiglia abitava in Via San Bortolo.

Turato Gelsomino, nato nel 1914, faceva il fabbro. Arruolato nel 6° reggimento bersaglieri, con sede a Bologna, fu tra i dispersi sui fronti russo e balcanico; venne dichiarato ufficialmente morto il 17 marzo 1943. La famiglia risiedeva in via Stortola, 235.

Turra Romolo, nato il 3 agosto 1899, faceva il cassiere di banca. Centurione nel 54° battaglione camicie nere da montagna, morì nell’ospedale militare di Otocac (Croazia) per le ferite riportate in combattimento il 27 giugno 1942. La famiglia abitava in via C. Battisti.

Turrin Alfredo, nato nel 1922. Arruolato nell’81° reggimento fanteria – 12^ compagnia armi accompagnamento, “non dette più notizie di se’ dal 28 novembre 1942, mentre si trovava sul fronte del Don”. La famiglia abitava in via Stortola, 31.

Turrin Romeo, nato nel 1920 e morto il 26 aprile 1945. La lapide nel cimitero riporta la scritta “Truce odio politico armava mano assassina che ne stroncava la giovinezza nell’amore della liberta” (?)

Varotto Giobatta. Fu trovato morto il 13 febbraio 1943 a fianco delle rotaie nel tratto ferroviario Monselice-Este mentre tornava a casa in permesso. Alcuni sospettarono che “fosse stato spinto fuori dalla carrozza perché fascista”; altri che fosse semplicemente sceso con il treno in corsa, inciampando.

Verza Dino, nato nel 1921. Carrista nel 3° reggimento artiglieria celere “Centauro”, con sede a Livorno, rimase ucciso da un cecchino mentre usciva dalla torretta di un carro armato il 3 settembre 1942. Venne sepolto con cura da Cascadan suo compagno d’armi, (anch’egli di Monselice) nel territorio di Adamey (Africa settentrionale). Per lui il 29 ottobre 1942, “ad iniziativa del clero e della parrocchia”, si tenne una solenne ufficiatura funebre nella chiesa di San Paolo. Il 2 novembre 1942 il podestà inviò al Ministero della guerra l’atto di nascita dell’artigliere, affinché provvedano a rettificare il nome, “che deve risultare Dino e non Lino”. La famiglia abitava in via Garibaldi, 33.

Vettorato Bruno, nato il 28 dicembre 1920. Motorista navale, fu dichiarato disperso in seguito ad azione navale sul sommergibile “Baracca” il 12 novembre 1941. La famiglia abitava in via Moraro, 16.

Vlaniri Pietro Aldo, nato il 7 maggio 1925. Partigiano nella brigata “Val Leogra” – battaglione “Ismene”, morì a Montecchio Maggiore il 9 maggio 1945. In archivio comunale è presente una nota della brigata “Garibaldi” di Padova, IV battaglione con la quale “si invitavano le autorità civili ed i partiti monselicensi a partecipare ai funerali, che si svolsero a Monselice il 17 giugno 1945, partendo dalla casa del garibaldino situata in piazza Mazzini”.

Zaggia Settimo, nato nel 1923. Bersagliere, fu tra i dispersi in Russia. Venne dichiarato ufficialmente morto il 5 luglio 1944.

Zampieri Tranquillo, nato il 3 marzo 1910. Arruolato nel 26° Reggimento fanteria “Bergamo”, con sede a Latisana, morì in combattimento il 4 giugno 1942.

Zecchin Umberto. Deduciamo che la sua morte avvenne prima dell’agosto 1942, periodo in cui la moglie Ghirardo Maria, fa richiesta di liquidazione della pensione privilegiata ordinaria presso il Ministero della Guerra.

Riteniamo necessario riportare i nominativi di tre soldati tedeschi uccisi durante i giorni che precedettero la liberazione: Wagner Gunter, Dreidenstein Hans, uno sconosciuto. Furono feriti nei vari combattimenti per le vie cittadine: Anders Rodolfo, Miedermeer Georg, Roosen Joseph, Uland Joseph, Kubatsch Hans, Linda Johann, Zuckert Gerhard e Beeh Heinz.

Parte II

CADUTI NEI LAGER

MILITARI,  PARTIGIANI  E  CIVILI

Il 21 giugno 1945 il sindaco Goffredo Pogliani, insediato dagli alleati, precisava che dagli atti comunali di quel tempo risultava che le persone di Monselice internate in Germania erano state quasi 400. E’ utile ricordare che, dopo l’8 settembre 1943, i tedeschi internarono nei campi di concentramento quasi 600.000 fra sottufficiali e soldati e 14.000 ufficiali. Di loro quasi 40.000 caddero o furono dispersi nei campi di concentramento: 6.000 erano veneti.

Dopo l’8 settembre 1943, con l’istituzione della Repub­blica Sociale Italiana, agli internati fu proposto di ritornare in Italia a combattere per Mussolini. Ma la grande maggioranza dei nostri soldati, prigionieri in Germania, respinse la proposta dimo­strando una posizione morale e ideologica affine a quella che sosteneva le motivazioni della Resistenza armata del movimento partigiano. Dopo il rifiuto, iniziarono per i nostri soldati infinite tribolazioni nei campi di lavoro o di sterminio tedeschi, tra percosse e fame.

A Padova il ricordo di questa tragedia nazionale viene mantenuto vivo nel complesso del “Tem­pio dell’Internato Ignoto” nel quale si svolgono ricorrenti manifestazioni commemorative promosse, tra le altre, dall’Associazione Na­zionale Ex-Internati.

Giuseppe Trevisan, nelle sue opere: Soldati che si raccontano 1943-1945. Testimonianze di combattenti e reduci (2005) e Stammlager XVII A. Ricordi dei 733 giorni da prigioniero in Germania (2006), ha narrato, con rara efficacia, la storia di alcuni di loro.

Oltre ai soldati furono internati anche gli otto partigiani autori del fallito tentativo di far saltare il sottoponte ferroviario di via Valli e gli oppositori al regime.

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Andolfo Gino, nato il 14 settembre 1922. Militare presso il distretto militare di Treviso, fatto prigioniero dopo l’8 settembre, venne internato nello Stammlager IX C (Turingia). Gravemente malato, morì il 7 aprile 1944.

Barzan Luciano, nato il 14 giugno 1916. Commerciante di ferramenta e partigiano venne arrestato durante un rastrellamento nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1944, insieme ad altri 29 giovani monselicensi (in particolare Bernardini Alfredo, Dalla Vigna Enrico Gagliardo Tranquillo, Girotto Dante e Luciano, Greggio Dino, Rocca Settimio e Sartori Idelmino), ritenuti responsabili del citato sabotaggio in via Valli avvenuto il 12 settembre 1944. Dopo un interrogatorio in caserma a Monselice furono portati nelle carceri padovane. Da Padova furono trasferiti nel campo di Bolzano e da lì deportati in Germania. Luciano morì a Gusen il 29 marzo 1945.

Bernardini Alfredo, nato il 18 settembre 1908. Autista personale del conte Vittorio Cini, al cui servizio ritornò dopo l’8 settembre (aveva servito sotto le armi a Savona). Per i fatti del sottopasso ferroviario venne arrestato una prima volta il 18 ottobre 1944, ma fu rilasciato dopo due giorni. Rifiutatosi di seguire il consiglio del conte Cini, (cioè di recarsi nelle sue tenute a Portogruaro), venne arrestato nuovamente il 28 ottobre. Dopo un viaggio durissimo giungeva a Mauthausen il 19 dicembre. I turni di lavoro e le condizioni di vita, al sottocampo di Gusen, lo sfinirono. Morì al “campo sanitario” di Mauthausen (Austria) il 13 marzo 1945. Le ricostruzioni successive lo hanno riconosciuto partigiano e caposquadra della 4^ brigata “Garibaldi” di Padova. Per volere del figlio Carlo il suo sacrificio è ricordato da una lapide nel Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto di Terranegra.

Bettio Vittorio, nato il 23 luglio 1911. Caporale dell’esercito, fu fatto prigioniero e condotto in Germania a lavorare in una fonderia. Morto per malattia a Fullen p.d.g. il 9 maggio 1945, riposa in un cimitero in Germania.

Brinafico Espedito, nato il 4 aprile 1904. Carabiniere nel 17° battaglione – 3^ compagnia, fu internato nel campo di concentramento militare VI D (Dortmund), dove morì il 19 marzo 1944. Il suo corpo venne sepolto nel cimitero dei prigionieri di guerra, tomba n° 147, campo 10. Una nota della Croce Rossa (Agenzia centrale dei prigionieri di guerra – Ginevra) precisa che “la tomba è munita di segno speciale di riconoscimento e potrà in seguito venire rintracciata dalla famiglia. La tumulazione ebbe luogo il 25/3/44 (?)  in forma dignitosa.” Seguono le firme di due testimoni. 

Caron Pasquale, nato il 18 aprile 1909. Internato militare nello Stammlager VI G (Renania), fu poi trasferito nel campo di Khala (Turingia) dove trovò la morte, il 2 o forse il 3 aprile 1945.

Cavestro Attilio, nato il 9 febbraio 1918. Morì ad Augsburg-Pfersee, con il numero di prigionia 116763, il 21 dicembre 1944.

Ceresola Giorgio, nato il 13 dicembre 1921. Fu chiamato alle armi a Venezia il 15 dicembre 1941, in qualità di allievo silurista. Il 4 giugno 1942 venne trasferito a Napoli, alle forze speciali, poi, l’11 gennaio 1943, fu mandato al distretto della Marina di Tolone (Francia). Fatto prigioniero e deportato in Germania, tornò gravemente ammalato il 3 settembre 1945. Morì all’ospedale di Merano il 3 maggio 1946.

Coletti Gino, nato nel 1907. Civile (faceva il contadino), morì in prigionia a Langervangingen (Germania) il 3 aprile 1945.

Dalla Vigna Enrico, nato il 3 febbraio 1925. Studiava da geometra e faceva l’autista presso il  comando tedesco, ma quando poteva usava la stessa macchina di servizio per fare la “staffetta” e portare vestiti e cibo agli inglesi che si paracadutavano in montagna. Preso di forza dalle brigate nere nella sua casa la notte del 17 ottobre, subì un destino simile a quello degli altri accusati per l’attentato al ponte ferroviario: caserma di Monselice, carcere di Padova, campo di Bolzano, fino alla morte nel forno crematorio di Gusen, il 3 febbraio 1945.

Dalmoro Luigi, faceva il contadino. Dalla scheda di famiglia degli orfani di guerra (lasciò tre figli) sappiamo che morì l’11 marzo 1944 in prigionia, dove si trovava quale operaio coatto.

Donato Raffaele (gruppo d’onore caduti Monselice), nato nel 1900. La Commissione interministeriale per la formazione e ricostituzione degli atti di morte, precisò che fu tra i morti o dispersi a Gorna Grupa (Polonia) il 19 dicembre 1944.

Fortin Giulio, nato il 2 agosto 1915. Arruolato nella 32^ squadra panettieri – divisione “Marche”, era militare a Ragusa quando fu fatto prigioniero e internato in Germania. A guerra finita venne ricoverato nel sanatorio di Castelfranco con la TBC e lì morì il 23 aprile 1946.

Fortin Pietro, nato il 29 novembre 1910. Tiratore scelto nell’11° reggimento Genio, fu richiamato alle armi e in seguito imprigionato in Turingia. Morì a Blankenhain il 30 marzo 1944 (la scheda di famiglia dei profughi attesta che morì quale internato in Germania il 14 maggio 1944). La famiglia abitava in via Stortola, 216.

Gagliardo Tranquillo, nato il 30 agosto 1916. Radiotecnico di professione, aveva costruito una radio con la quale teneva i contatti con il comando del CNL diramando messaggi cifrati ai partigiani. Catturato il 17 ottobre, in una delle pochissime notti in cui tornava a casa. I documenti lo dicono appartenente alla brigata “Garibaldi” – 4° battaglione – divisione “Sabatucci”, morto a Mauthausen l’11 aprile 1945.

Gallo Antonio, nato nel 1912. Arruolato nel 25° battaglione G.A.F., fu internato nel campo XI B 6140 di Godshorn (Hannover) dove morì per malattia il 18 marzo 1944. Venne seppellito nel cimitero militare di Hannover – Limmer Parco X il 30 marzo 1944. La famiglia abitava in via Garibaldi, 12.

Garbo Giannino, nato nel 1920. Arruolato nel 6° reggimento bersaglieri,  dopo l’armistizio venne internato nel campo dei prigionieri politici di Dachau. Dall’aprile ’44 “cominciò ad accusare astenia, febbre, tosse….”, e nel febbraio ’45 si ammalò di tifo petecchiale. La cartella clinica, reperita nell’archivio comunale, precisa che “all’arrivo delle truppe alleate le sue condizioni generali erano scadentissime e pesava 47 kg”. Il 20 maggio ’45 venne rimpatriato e il 6 giugno venne ricoverato nell’ospedale civile di Padova. Lì morì il  4 ottobre 1945.

Girotto Luciano (nato il 14 dicembre 1918) e Dante (nato il 14 luglio 1920), appartenevano ad una famiglia di contadini. Furono arrestati la notte del 17 ottobre: erano due dei “29”. Dopo essere stati interrogati e torturati nel carcere di Padova, furono mandati a Bolzano. Da qui, Luciano fu portato nel campo di concentramento di Melck (Mauthausen), dove morì il 21 febbraio 1945. Dante, invece, morì a causa di una bomba caduta sul campo di sterminio di Müsten (Westfalia) nel 1945. Tono Mafaldo, uno dei “29”,  ci racconta le circostanze della morte di Dante. “Dopo tanti interrogatori e pestaggi fummo trasferiti in Germania al campo di  Nordhausen dal quale io riuscì a scappare per ben tre volte e raggiungere quasi il confine con l’Italia, ma venni sempre  ripreso e riportato indietro.  Tutti i giorni eravamo costretti a lavorare per i tedeschi in una fabbrica bellica dove si costruivano carri armati e nel gennaio del ’45 ci mandarono a scavare le trincee al fronte sul fiume Reno. Un giorno Dante si dette malato e restò al campo mentre io andai a scavare; la sfortuna volle che il campo fu bombardato: io mi salvai, ma Dante rimase ferito gravemente dalle bombe. Lo caricai su di una carriola (eravamo sommersi dalla neve) e cercai di portarlo in un accampamento dove ci fosse un medico; ma  dopo due ore di cammino quando arrivai purtroppo Dante era già morto. Una nota del 24 gennaio 1949 definisce i due fratelli “sottotenenti” nelle fila dei partigiani locali.

Gemo Ermenegildo, nato nel 1910, faceva il manovale. Una lettera del compagno di prigionia Mario Zimbello, di Granze, ci informa delle circostanze della sua cattura e della sua morte. Militare in Grecia, fu fatto prigioniero il 10 settembre 1943 e portato a Lipsia. Il 3 giugno 1945, “dopo il desinare di mezzogiorno, si recò per fare un bagno in un piccolo lago vicino al campo denominato “Luna Park”. Pochi minuti dopo nell’acqua, per malore improvviso, s’inabissava.” Ebbe sepoltura religiosa e la sua tomba si trova nel cimitero principale di Lipsia, nella zona riservata agli Italiani. “Durante la prigionia tenne un comportamento esemplare, odiando il nemico tedesco, pensando all’Italia lontana dove egli aveva la madre e due figlioletti in tenera età, che dovevano essere in un orfanotrofio della città di Padova”. La madre abitava in via Santarello, 20.

Gobbo Giuseppe, nato nel 1913. Arruolato nel 32° reggimento artiglieria – 2^ batteria, morì in prigionia in Germania, il 21 giugno 1944.

Greggio Dino, nato nel 1924, agricoltore. Alle prime ore del mattino del 18 ottobre 1944, venne arrestato nella sua casa e condotto nel carcere di Padova. Dopo essere stato interrogato e torturato, fu destinato al campo di Ebensee (Austria), dove trovò la morte il 18 aprile 1945. I documenti lo dicono appartenente alla brigata “Sabatucci”.

Ietri Aldo, nato nel 1921. Arruolato nel 17° sottosettore G.A.F. (Tarvisio), morì in prigionia in Germania il 1° dicembre 1944.

Lazzarin Guerrino, nato il 7 novembre 1914. Arruolato nella 48^ sezione sanità, si trovava in Grecia quando fu preso e portato a lavorare in Germania, a Peine. Quando il lager venne liberato, uscì con un compagno per cercare delle patate in un campo agricolo. Fu ucciso da alcuni soldati tedeschi il 31 marzo 1945; il suo corpo è sepolto in un cimitero ad Amburgo. I documenti ci dicono che morì “in prigionia”.

Mardegan Felice, nato nel 1924. Arruolato nel 44° reggimento fanteria, venne dichiarato irreperibile in Germania dal 4 marzo 1944.

Marcolongo Antonio, nato nel 1910. Caporale a Feltre, era tornato a casa con una licenza per malattia. Guarito, ripartì per Feltre con il treno, ma il convoglio fu fermato e lui trasferito in Germania a lavorare. Il 5 novembre 1945 Martin Alessio, di Brugine, sottoscrive una dichiarazione giurata, nella quale dichiara di aver assistito alla morte dell’internato Marcolongo Antonio deceduto per TBC nell’ospedale S. Bostel X-B nella zona Bremer-worder (Hannover) il 5 aprile 1945.

Pittore Mario, nato nel 1910. Militare, fatto prigioniero insieme al fratello dopo l’8 settembre, fu trasferito in un campo di lavoro dove morì il 16 settembre 1944.

Rocca Settimio, nato nel 1919, elettricista. Anch’egli fu preso dalla sua casa nella notte del 17 ottobre 1944. Dal campo di Bolzano fu poi deportato a Gusen, dove morì il 3 febbraio 1945. In una nota del 1948 viene definito “sottotenente”. La famiglia abitava in via Matteotti, 15.

Sadocco Basilio, nato nel 1893. Arruolato nell’11^ legione M.A.C. – 616^ batteria, fu internato in Germania, dove morì l’8 marzo 1944 “nell’ospedale italiano di Gross-Lubars, in seguito a polmonite”. Venne “sepolto con gli onori militari nel cimitero vecchio per prigionieri di guerra della città di Altengrabow, tomba 245”. La famiglia risiedeva in via Vetta, 43. I familiari dicono che fosse militare a Trieste, addetto alla guardia di una polveriera. Mentre saliva in treno per tornare a casa, venne fermato e portato in Germania a lavorare.

Sadocco Gino, nato nel 1921. Arruolato nel 5° autocentro di Trieste – 3^ compagnia, fu fatto prigioniero dopo l’8 settembre e internato in Germania. Morì nell’ospedale dello Stammlager IV B per tubercolosi il 1° aprile 1944. Nel 1992 i suoi resti furono traslati a Monselice. La famiglia abitava in via Fragose, 291.

Sartori Idelmino, nato nel 1919. Arrestato nella sua casa sopra il caffè “Bedoin” (gestito dal padre), venne condotto nel carcere di Padova. Secondo le testimonianze, rifiutò il privilegio, ottenuto per lui dal fratello, di non partire per Bolzano, preferendo condividere la propria sorte con i compagni (“O partiamo tutti o non parte nessuno”, avrebbe detto). La sua vita terminò a Mauthausen, il 20 aprile 1945.

Temporin Remigio, nato nel 1916. Partigiano nella brigata “Garibaldi” – 4° battaglione, venne catturato in piazza dalle brigate nere il 28 aprile 1944 ed internato nel campo di concentramento “N.A. 19263 in Fundstucke Zuruch an dem Betrieb Erbeten”. Rimpatriato, morì all’ospedale civile di Monselice “in seguito a patimenti campo internamento in Germania” il 23 gennaio 1945.

Trevisan Canzio, nato nel 1923. Chiamato alla leva presso il 25° deposito misto il 5 settembre 1942, fu poi autiere al 5° autocentro di Trieste. Dopo l’armistizio tornò a casa, ma il 9 giugno 1944 fu “rastrellato” dai fascisti, perchè renitente alla leva obbligatoria della R.S.I, fu inviato alle carceri militari di Torgau-Elbe. Cambiò destinazione e nel settembre si persero le sue tracce. Un suo compagno affermò di averlo visto ancora vivo a Lipsia il 4 aprile 1945. E’ ricordato da una lapide nel Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto di Terranegra. La famiglia abitava in via S. Martino, 15.

Zanin Giovanni Battista, nato nel 1922. Arruolato nel 23° reggimento fanteria. Operò a Lubiana dove fu catturato dopo l’8 settembre e internato a Dachau nello Stammlager VI G di Alsdorf e vi morì il 9 settembre 1944 “perché colpito dalle armi di bordo di aereo nemico”. Fu sepolto nel cimitero nord di Alsdorf. La famiglia abitava in via S. Bortolo.

Parte III

VITTIME  CIVILI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE 

Anche i civili pagarono il loro tributo di sangue. Sotto le bombe, in incidenti con mezzi militari o nei terribili momenti della liberazione  durante i quali i tedeschi si aprivano la strada con le armi in pugno. Furono però soprattutto i bombardamenti aerei che causarono il numero maggiore di morti.

Artolli Giuseppe, nato nel 1898. Lavorava come falegname. Il 4 gennaio 1944, si svolse in via Vetta (dove lui abitava) uno scontro aereo tra due caccia. Quando uno dei due cadde, Giuseppe, vedendo il pilota incastrato e il velivolo che cominciava a prendere fuoco, accorse per cercare di aiutare il pilota. Ma con la caduta del’aereo si era sganciata una bomba, finita vicino a una casa e rimasta inesplosa. Con fatica Giuseppe la trasportò in un campo vicino per disinnescarla, ma non fece in tempo perché gli scoppiò addosso.

Barzan Giannina, nata il 10 agosto 1915. Ferita durante un’incursione aerea, morì il 25 settembre 1945.

Belluco Esterina, nata il 10 luglio 1906. Nelle prime ore del 6 marzo 1945 “Pippo” bombardò la scuola di avviamento commerciale “Zanellato” (via Tassello) adibita a caserma militare tedesca. Le bombe colpirono anche alcune abitazioni, un negozio di generi alimentari, un’osteria e un panificio, facendo tre morti: i coniugi Gialain Giuseppe e Belluco Esterina, e l’oste Bevilacqua Giovanni. I tedeschi erano partiti la sera precedente, lasciando vuota la caserma.

Belluco Regina. Il 23 aprile 1945 un aereo lanciò una bomba in via Solana. Regina, che abitava in questa via, rimase colpita da una scheggia; morì per strada mentre veniva portata in ospedale su un carretto trainato da cavallo.

Bernardini Angelo, nato il 25 luglio 1869, morto il 29 aprile 1945. “Morto per mano nemica”, recita la lapide nel cimitero comunale. Viene indicato tra i “morti accidentali per armi da fuoco non combattente” nel citato libro della Basso.

Bernardini Carlo, nato il 26 marzo 1894, morto il 29 aprile 1945. “Morto per mano nemica” recita la lapide nel cimitero comunale. Viene indicato tra i “morti accidentali per armi da fuoco non combattente” nel libro della Basso.

Bevilacqua Giobatta, nato il 4 aprile 1978. Gestiva l’osteria “da Alba”, in via Tassello. Rimase ucciso sotto le macerie nella stessa incursione aerea in cui perse la vita Belluco Esterina (6 marzo 1945).

Bevilacqua Pietro, nato nel 1886. Abitava vicino al ponte della ferrovia di via Colombo, bombardato il 1° aprile 1945 (giorno di Pasqua). Pietro rimase ucciso dalle bombe.

Bodon Aristide, faceva il commerciante. Morì nel bombardamento del cinema Roma la sera del 7 febbraio 1945 con sua moglie Virginia Pulze. Abitava in una casa vicina al cinema.   

Bordin Domenico, nato il 28 ottobre 1926. Morì in seguito al bombardamento del cinema Roma il 7 febbraio 1945. Abitava in una casa vicina al cinema.

Brunello Giuseppe, capo squadra deviatori delle FF.SS. di Monselice e padre del maresciallo delle Brigate Nere “G. Begon” di Padova (Brunello Girmo), rimase vittima di un’incursione aerea nella notte del 24 febbraio 1945, altri documenti indicano la data del 3 aprile 1945.

Bucchi Domenica in Ballardini, nata il 4 febbraio 1894. Morì il 4 dicembre 1944, dopo 40 giorni di inutili cure all’ospedale, per le ferite riportate in seguito al bombardamento del casello ferroviario dove abitava, sulla linea Padova– Bologna.

Callegaro Oreste, morì il 25 marzo 1945 (?). Risiedeva ad Arquà Petrarca.

Carturan Silvio, di anni 17. Moriva dietro la scuola elementare di San Cosma il 7 ottobre 1945 mentre giocava con una bomba a mano assieme ad Isacco e Mario Girotto di anni 12 e Tressoldi Luciano.

Corsale Edoardo. Il 21 febbraio 1945 venivano sganciate numerose bombe sulla zona nord del paese (vicino al macello comunale situato nei pressi dei mulini di Bagnarolo), con l’intento di colpire un convoglio di mezzi tedeschi che transitava sulla statale verso Padova. Diverse bombe rimanevano inesplose. Un paio d’ore dall’incursione qualcuno tentò di disinnescarle, ma esplosero colpendolo a morte. Morirono con lui anche  Zaggia Ermenegildo e Milani Luciano.

Desiderà Maria. Morì nel bombardamento di via S. Salvaro il 26 aprile 1945 (?).

Favaretto Michele, nato il 16 gennaio 1885. Morì nel bombardamento del cinema Roma la sera del 7 febbraio 1945 (abitava in una casa vicina).

Frison Primo. Risiedeva ad Arquà Petrarca; morì il 22 marzo 1945.

Furlan Orlando, nato il 17 giugno 1924. I documenti rinvenuti nel dopoguerra testimoniano che “apparteneva alla brigata Garibaldi – 4° battaglione (?)”, morì il 12 settembre 1944 durante un’irruzione della polizia repubblichina che ricercava i suoi due fratelli Aldo e Guerrino a San Bortolo.

Garofolo Giuseppina. Il 13 febbraio 1945, in seguito ad un lancio di “spezzoni” incendiari, la sua casa prese fuoco. La Mamma tentò di salvare la figlia Alberta, di pochi mesi, ma morirono entrambe. Venne decorata con la medaglia d’argento al valor civile il 5 ottobre 1945.

Gialain Alberta. Morì il 13 febbraio 1945 con la mamma Giuseppina. Aveva solo 13 mesi.

Gialain Giuseppe, nato il 20 dicembre 1895. Morì il 6 marzo 1945 in seguito al bombardamento di via Tassello (era il marito di Belluco Esterina).

Girotto Antonio. Mentre camminava lungo la statale in via Galilei, venne investito da un camion tedesco. Era il 3 novembre 1943.

Girotto Giancarlo, di soli 11 anni. Dopo l’8 settembre 1943 in via Costa Calcinara, tre bambini trovano una bomba a mano abbandonata in un fossato da qualche soldato. La presero per osservarla, ma mentre la stanno maneggiando esplose. Giancarlo muore, mentre  gli altri bambini rimasero feriti.

Girotto Mario ed Isacco di 12 anni. Morirono giocando con delle bombe cadute presso le scuole di San Cosma il 7 ottobre 1945.

Goldin Danilo, nato il 1° dicembre 1922. Fu trovato morto nella strada il 7 febbraio 1945, in seguito al bombardamento del cinema Roma.

Greggio Franco, nato il 16 aprile 1935. Morì il 5 maggio 1945 per lo scoppio di un proiettile.

Marangon Elisa. Morì nel bombardamento di via S. Salvaro il 26 aprile 1945 (?).

Marcolongo Domenico. Morì sotto le macerie della propria casa in seguito ad un bombardamento in via Squero, il 26 aprile 1945.

Masiero Mario, nato il 5 ottobre 1924. Riuscì a tornare a casa da Vicenza, dove era di stanza. La sera del 26 aprile 1945, uscito di casa, in via Muraglie, fece fuoco su alcuni tedeschi in ritirata, nascondendosi poi in una fossa anticarro. Quelli però lo scovarono e lo uccisero, rubandogli poi la bicicletta e il portafoglio. I documenti lo dicono appartenente alla brigata “Sabatucci”.

Milani Luciano. Morì il 21 febbraio 1945 in via della Repubblica, come Corsale e Zaggia.

Mingardo, famiglia. Il 9 marzo 1945, verso l’una e mezza della notte, “Pippo” bombardò una colonna di tedeschi nella statale n.16 per Padova; alcune bombe centrarono la casa dei Mingardo, in via Canaletta. Morirono nel sonno: Giobatta, nato il 20 settembre 1879; Silvia, nata il 17 febbraio 1913; Maria, nata l’11 settembre 1928 e la piccola Carla, nata il 20 luglio 1934.

Montecchio Umberto, nato il 1° aprile 1896. Il 1° settembre 1944, si accingeva a costruire un rifugio sotterraneo vicino alla sua casa, situata nella frazione di Ca’ Oddo. Ironia della sorte volle che, mentre stava coprendo la buca, una trave si ruppe e Umberto rimase schiacciato dal peso della terra.

Nelson Giuseppe, morì il 8 febbraio 1945, risiedeva a Padova. Figura nell’elenco dei deceduti per incursioni aeree. Di lui possediamo un’unica informazione indiretta, estratta dalla delibera podestarile n° 14 del 15 febbraio 1945: Nelson Rino chiese la concessione di un loculo dell’esedra cimiteriale per la salma di Nelson Giuseppe.

Ortolani Vinicio, nato 25 gennaio 1915. Morì a Monselice il 28 aprile 1945. Aderì alla Repubblica di Salò per non andare a lavorare in Germania. Uscendo dal comando tedesco situato nelle scuole elementari di via Garibaldi, un milite tedesco gli ordinò di consegnarli la bicicletta, Vinicio rifiutò e il soldato tedesco gli sparò un colpo di fucile alla testa.

Pulin Luigi, nato il 7 febbraio 1928. Morì il 25 giugno 1945 all’ospedale di Monselice per una scheggia che gli si era conficcata nella testa durante il bombardamento del cinema Roma.

Pulze Regina. Morì in seguito al bombardamento del cinema Roma il 7 febbraio 1945 (abitava in una casa vicina).

Pulze Virginia, in Bodon. Morì in seguito al bombardamento del cinema Roma il 7 febbraio 1945 (abitava in una casa vicina).

Randi Pasquale,  morto nell’incursione aerea del cinema Roma il 7 febbraio 1945.

Scandola Carmela Antonietta, nata il 9 febbraio 1895. Morì in seguito al bombardamento del cinema Roma il 7 febbraio 1945 (abitava in una casa vicina). Lasciò tre figlie di 18, 7 e 3 anni.

Sguotti Angelo, nato il 13 agosto 1878. Il 28 aprile 1945 alcuni militari tedeschi in ritirata passarono per la via Vo’ de’ Buffi, dove abitava, intimandogli l’alt. Lui si trovava nel suo cortile, forse un po’ sordo, non recepì l’ordine e un soldato gli sparò, uccidendolo.

Tressoldi Luciano di anni 14 Morì dietro la scuola elementare di San Cosma il 7 ottobre 1945 mentre giocava con una bomba,

Varotto Ermenegildo (?)

Varotto Ottaviano, nato il 30 giugno 1881. Vicino di casa di Sguotti Angelo, il 28 aprile 1945, sentendo gli spari, uscì di casa per vedere cosa stesse accadendo: un colpo di fucile lo raggiunse al petto, uccidendolo. In data 13 marzo 1947, il Ministero dell’Assistenza post bellica informava che “al volontario Varotto Ottaviano era riconosciuto il titolo di partigiano caduto con periodo di servizio presso la brigata “Sabatucci” dal 1° agosto 1944 al 30 aprile 1945.

Vettorato Amalia, vedova Contiero (?)

Zaggia Ermenegildo, nato il 14 settembre 1905. Morì il 22 febbraio 1945 insieme a Corsale e Milani Luciano.

Zanon Emilia in Scarparo, morì il 23 febbraio 1945. Figura tra i deceduti per bombardamenti aerei; abitava in via Isola verso Marendole, 31.

Zunestri Luigi, nato il 17 settembre 1888. Morì il 1° aprile 1945 nel bombardamento aereo del sottopasso ferroviario di via Colombo (come Bevilacqua Pietro).


© 2024 a cura di Flaviano Rossetto

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