Al tempo dell’imperatore Federico II il castello di Monselice era presidiato (forse) con soldati saraceni e germanici (Bortolami) e il capitano responsabile della fortezza era di nomina imperiale. Di uno di essi conosciamo anche il nome: Ruggero da Nicastro (ed è questo un elemento in più per ipotizzare che per la sua costruzione Federico II abbia impiegato maestranze provenienti dal Sud Italia). Pure per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia e l’ordinaria gestione dei beni e degli affari del comune, Monselice fu trattata come un’isola di diretta giurisdizione imperiale.
Nel 1249 la stella dell’imperatore Federico II sembrava offuscarsi, Ezzelino pensò bene di occupare tutti quegli spazi che la situazione contingente gli offriva. In particolare pensò di far sua Monselice, governata dal capitano Apulo nominato dallo stesso Federico. Il piano di Ezzelino era molto semplice all’apparenza, ma sicuramente ingegnoso. Con la collaborazione di un Paltanieri fece in modo che il capitano Apulo inviasse il grosso della sua guarnigione a Solesino per contrastare l’operato di una ipotetica banda di nemici guelfi. Partiti i soldati Ezzelino in qualità di Vicario Imperiale pretese di entrare in città per dare ulteriori disposizioni al governatore.
Una volta dentro le mura con un drappello dei suoi si impossessò della fortezza e dell’intera città. A sera, tornati i soldati dell’imperatore da Solesino, senza aver incontrato nessun nemico, trovarono in città una situazione completamente diversa e dovettero far buon viso a cattiva sorte. Da quel giorno, (giugno 1249) Monselice rimase in mano ad Ezzelino fino al giorno della sua morte 1259).
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