Dieci secoli di battaglie combattute all’ombra della Rocca di Monselice
Monselice rappresentò, almeno fino al XV secolo, un punto strategico per coloro che si alternarono al dominio della fascia di territorio veneto compresa tra i Colli Euganei e l’Adige. Determinante per il controllo della zona, infatti, era la sua posizione. Il colle della Rocca costituiva un formidabile punto di osservazione, che permetteva di avvistare le eventuali manovre di forze nemiche e adottare tempestivamente le necessarie contromisure. Inoltre la fortezza costruita sulla sommità del monte era considerata di fatto inespugnabile e a ragione: per prenderla bisognava affrontare una dura salita sotto la pioggia di frecce e pietre scagliate dai difensori, che se ne stavano asserragliati al sicuro dietro le sue possenti mura. Neppure avere al proprio seguito un esercito numeroso garantiva all’attacco un esito felice. In caso di vittoria, ad ogni modo, il prezzo in termini di tempo, energie e vite umane sarebbe stato elevatissimo: per questo, in varie occasioni, si preferì scendere a patti, ottenendo la resa degli assediati mediante il pagamento di grandi somme di denaro o per mezzo di un tradimento.
Solo nel XVI secolo la Rocca smise di essere un baluardo inconquistabile, arrendendosi all’inesorabile avanzata della modernità. I soldati avevano ormai a disposizione nuovi e potenti pezzi di artiglieria: le strutture difensive che non erano state adeguate secondo i principi dell’architettura bastionata non potevano reggere l’urto. Si concluse quindi per Monselice l’avventurosa ma anche cruenta epoca delle grandi battaglie, inserite nel quadro delle diverse guerre che caratterizzarono il periodo medievale nell’Italia Settentrionale. La Rocca mutò pelle e diventò luogo di villeggiatura: il presidio militare fu dismesso e il colle cominciò a ospitare le eleganti residenze di proprietà delle nobili famiglie veneziane. Di seguito riepiloghiamo in breve i principali episodi bellici che toccarono la città nel corso dei secoli.
La conquista longobarda. A raccontarcela è lo storico Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum. Nel 568 re Alboino si era assicurato il controllo di Vicenza, Verona e delle altre città della regione, escluse Padova, Mantova e Monselice. Trascorsi alcuni decenni re Agilulfo, impegnato nella conquista della valle del Po, lanciò una decisa offensiva nei confronti dei centri rimasti in mano alle forze bizantine. Tra cui c’era, appunto, il castrum (castello) di Monselice: un sito già allora strategico sul piano militare. Paolo Diacono riferisce che nel 601-602 i Longobardi presero Padova, fino a quel momento capace di opporre un’orgogliosa resistenza, la incendiarono e la rasero al suolo. Successivamente, non sappiamo con quali modalità, occuparono Monselice. Durante la dominazione longobarda le fortificazioni furono potenziate e la città vide aumentare la sua importanza anche sul piano amministrativo. A testimonianza di questo periodo rimangono le sepolture rinvenute grazie agli scavi archeologici effettuati tra il 1988 e il 1996 sul colle della Rocca, che hanno permesso di allestire un Antiquarium longobardo presso il Castello Cini. [ Maggiori info qui …]
Monselice ai tempi di Ezzelino. Una serie di ragioni di carattere strategico nel giugno 1249 convinsero Ezzelino III da Romano a prendere possesso della Rocca mediante un astuto stratagemma. Nel 1254 al tiranno, indebolito dalla morte dell’alleato Federico II, arrivò però la scomunica lanciata da papa Alessandro IV. Due anni dopo l’arcivescovo di Ravenna Filippo affidò ad Azzo VII d’Este il compito di dare vita a una crociata contro di lui. Il 20 giugno 1256 i soldati estensi presero Padova e di lì a poco nella parte bassa di Monselice scoppiò una rivolta che costrinse il capitano Gerardo, fedele a Ezzelino, a ritirarsi nella zona superiore della città. Tuttavia il comandante Profeta, responsabile della sommità del monte, gli negò l’accesso, temendo un tradimento. Gerardo, trovandosi con le spalle al muro, venne a patti con gli insorti. In seguito, dopo aver bombardato a lungo le case degli abitanti del borgo sottostante, si arrese anche Profeta, ma solo in cambio di una lauta ricompensa.
Tra Scaligeri e Carraresi. Nel Trecento Monselice fu a lungo contesa da Padovani e Veronesi. Il 21 dicembre 1317 la cittadina cadde sotto il dominio di Cangrande I della Scala, favorito dal comportamento del podestà padovano Bresciano Buzzacarini e probabilmente grazie al sostegno di alcune famiglie aristocratiche locali, come i Paltanieri. Tra 1337 e 1338 Marsilio e Ubertino da Carrara, signori di Padova, giunsero però in forze all’ombra della Rocca. Ebbe così inizio un sanguinoso assedio che si protrasse per un anno e mezzo. Il 19 agosto 1338 i mercenari scaligeri consegnarono la terra e il borgo ai nemici in cambio di un ricco conguaglio. Dentro le mura della Rocca, però, resisteva tenacemente il capitano Fiorino da Lucca. Viste le notevoli difficoltà ad avere la meglio su di lui con le armi, si ricorse al tradimento. I padovani pagarono i compagni del valoroso comandante perché glielo consegnassero. Così accadde il 28 novembre dello stesso anno, Fiorino fatto prigioniero, venne impiccato e Monselice passò sotto l’egemonia dei Carraresi. [ Maggiori info qui…]
L’arrivo dei Veneziani.
All’inizio del Quattrocento esplose il conflitto tra i Carraresi e i Veneziani. Questi ultimi, sempre più interessati anche al controllo della terraferma, già da tempo guardavano con preoccupazione allo sviluppo di Padova. A destabilizzare la situazione fu la morte del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, che indebolì una delle grandi potenze del Nord Italia e accelerò il deterioramento dei rapporti tra i Carraresi e la Serenissima. Le operazioni militari coinvolsero anche Monselice, che nel 1405 subì un altro duro assedio. Il 25 agosto di quell’anno il comandante veneziano Carlo Zen, riconoscendo l’estrema difficoltà di conquistare la Rocca con le armi, avviò una trattativa. Il 14 settembre il capitano padovano Luca da Lion si accordò con il nemico per la consegna del castello. Si disse che a far maturare la decisione erano stati lo scoppio di una bombarda e la conseguente la perdita di polvere e munizioni custodite nella fortezza, ma non tutti credettero a questa versione.
Il sacco di Monselice. Nel 1508 le grandi potenze europee, in primis Sacro Romano Impero, Spagna e Francia, sancirono la nascita della Lega di Cambrai, una coalizione militare antiveneziana. Nel maggio 1509 l’esercito veneto subì una grave sconfitta nella battaglia di Agnadello. Anche Monselice si trovò presto coinvolta nelle vicende belliche, venendo più volte persa e ripresa dai Veneziani. La città affrontò un periodo durissimo, nel quale conobbe saccheggi e bombardamenti. Nell’agosto 1509 un esercito composto da Spagnoli, Francesi, Borgognoni e Ferraresi cinse d’assedio le mura. Le zone più basse furono conquistate senza troppe difficoltà, costringendo il podestà della Serenissima Pietro Gradenigo, il capitano Paolo Corsio, i soldati e parecchi civili a ritirarsi prima nel castello e poi nella Rocca vera e propria. Qui resistettero strenuamente al martellante fuoco delle moderne artiglierie imperiali, ma alla fine vennero sconfitti dalle soverchianti forze nemiche. Impietoso il bilancio di morti e prigionieri. Il tempo della fortezza inespugnabile era ufficialmente finito. [ maggiori info qui… ]
Fonti principali
– Monselice: la Rocca, il Castello – Dalla fondazione “Giorgio Cini” alla Regione Veneto (Biblos 2003), a cura di Aldo Businaro
– Monselice – Storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto (Comune di Monselice, Canova, 1994), a cura di Antonio Rigon