Monselice (1945-1946) : dalla Monarchia alla Repubblica

 DALLA  MONARCHIA  ALLA  REPUBBLICA STORIA  DI   MONSELICE  DAL 1945 AL 1946

A cura di Flaviano Rossetto

1 – IL COMITATO  NAZIONALE DI LIBERAZIONE PER MONSELICE

Nelle prime pagine del registro delle deliberazioni della Giunta comunale di Monselice: anni 1945-1947, custodito presso la biblioteca comunale, è riportata la cronaca della liberazione di Monselice dai tedeschi. In forma solenne vengono descritti gli avvenimenti cittadini che vanno dal 28 aprile al 1 maggio 1945, durante i quali il comitato di liberazione monselicense esce allo scoperto e prende possesso della città. Il racconto di quei difficili giorni termina con “l’investitura” ufficiale effettuata dal governo alleato dei componenti del CLN monselicense. Al di là della facile retorica, è facile ritrovare tra le righe l’orgoglio di una città che, in armi, trova il coraggio e la forza per “liberarsi” da sola dalla dittatura fascista, lasciando agli eserciti alleati il compito di “prendere atto” di una realtà politica maturata in almeno due anni di difficile e drammatica lotta clandestina[1]. La cronaca termina con “l’ordine” di riprendere le attività lavorative per mercoledì 2 maggio 1945.

Anche a Monselice, dunque, il 28 Aprile 1945 il “Comitato di liberazione nazionale per Monselice” costituito da Goffredo Pogliani (comunista), Antonio Masiero (demo-cristiano), Leonardo Simone (Partito d’azione)[2] e Arturo Mattei (socialista) “prende possesso della residenza municipale”[3] e di fatto prepara, con la giunta municipale e sotto la supervisione del governo alleato, il futuro democratico della città.

Poche le notizie sulle vicende successive del comitato di liberazione che di fatto diventa un organo consultivo dell’Amministrazione comunale fornendo pareri  sui principali problemi cittadini. Sappiamo che il 23 maggio 1945 era composto da Giovanni Carestiato (socialista), Giuseppe Bovo (Demo-cristiano), Alberico Mardegnan (comunista) e da Luigi Secco del Partito d’azione. Qualche mese più tardi e precisamente il 30 agosto 1945 ne  facevano parte da: Alberico Mardegnan (Comunista), Giovani Temporin (Socialista), Livio Cortellazzo Partito d’azione) e da Bruno Sattin (Rappresentante Comitato Volontari per la libertà). Il presidente mandamentale Giuseppe Bovo in data 13 luglio 1945 si dimetteva dalla  carica precisando:

Ho aderito alla pressante richiesta d’entrare quale membro nel C.L.N. unicamente con lo scopo di dare il mio modesto contributo all’instaurazione di un regime di cose che fosse secondo giustizia degno della libertà acquistata, per il benessere del paese e prima di tutto della classe povera. A questi principi ho consacrato con coerenza tutta la mia attività. Collaborando lealmente dagli altri membri mi sono trovato di fronte a soprusi, soperchierie, e furti compiuti da elementi appartenenti al locale Comando Garibaldini senza poter avere un’autorità e forze adeguate su cui contare.  Innanzi ad una situazione del genere sento la mia permanenza al posto di comando una minorazione alla mia dignità personale ed al mio senso di rettitudine e d’onestà, e non intendo avvallare ulteriormente con la mia presenza uno stato di cose che non è secondo giustizia. Ho un unico rammarico: abbandonare il campo in lotta e quei compagni di lavoro che con me hanno contribuito per il medesimo ideale.

2 – I PRIMI PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI

La nuova Giunta, nominata dal governatore alleato, era composta dai quattro componenti che facevano parte del CLN di Monselice: Goffredo Pogliani (comunista), Antonio Masiero (demo-cristiano), Leonardo Simone (Partito d’azione)[4], Arturo Mattei (socialista) ai quali si aggiungono Luigi Giorio (comunista) capo partigiano[5]; Spartaco Scarparo (comunista)[6]; Giuseppe Sturaro (comunista, partigiano, arrestato e torturato nell’ottobre 1944); Mario Vernacchia (demo-cristiano).

Politicamente la nuova giunta era composta da: 4 comunisti (compresa la carica di Sindaco); 2 demo-cristiani (compreso l’incarico di Vice-Sindaco); 1 socialista; 1 partito d’azione;

E’ facile pensare che la composizione politica della prima compagine amministrativa rispecchi, anche numericamente, le forze partigiane attive durante la resistenza. Le brigate “garibaldine”, legate al partito comunista, che avevano sostenuto una lunga lotta con pesanti perdite, ebbero la maggiore rappresentanza in seno al piccolo parlamentino monselicense.

Il 2 maggio 1945 ebbe luogo la prima giunta durante la quale furono nominati diversi responsabili dei vari enti o servizi che facevano riferimento al comune. Con il primo provvedimento nominarono il pretore Luigi Secco[7] commissario per gli istituiti pii. A Mario Vernacchia, procuratore locale delle imposte, fu affidata la gestione dell’educatorio Cini, mentre Luigi Giorio fu incaricato di “proteggere” i beni dei vari gerarchi fascisti che erano stati arrestati o che avevano preferito nascondersi visti gli avvenimenti di quei giorni.

Alla popolazione furono distribuiti 353 quintali di vino e 133 quintali di marmellata,  che si trovavano presso lo stabilimento Dal Din a disposizione – fino a pochi giorni prima – delle forze germaniche. Prudentemente la Giunta dispose che ad ogni richiedente fosse consegnato un litro di vino e mezzo chilo di marmellata, invece ai bambini e ai vecchi  solamente 250 grammi.

Il problema gli alloggi fu affidato a Giovanni Ziron (PC) e ad Andolfo Massimiliano (DC), due politici che ebbero parte importante nella gestione amministrativa della città negli anni successivi. Il primo provvedimento politico fu la conferma dell’allontanamento temporaneo dall’incarico di segretario del comune Francesco dal Bosco, considerato “inviso alla grande maggioranza della popolazione per il suo modo di trattare autoritario e spesso scortese”.

3. – LA SITUAZIONE GENERALE

Un opuscolo “celebrativo” realizzato dall’Amministrazione comunale nel maggio 1956[8], intitolato Un decennio di amministrazione democristiana a Monselice 1946-1956, descrive la situazione economica e sociale subito dopo la liberazione.

Nel lontano 1946 la maggior parte dei servizi pubblici (uffici municipali, scuole, strade, acquedotto, illuminazione, macello, ecc.) vuoi per diverso criterio amministrativo durante il ventennio, ma specialmente a cagione dello stato di guerra protrattosi circa un quinquennio, erano mancanti, o inadeguati o in disastrose condizioni d’uso per vetustà e danneggiamenti bellici. Il bilancio Comunale, per un complesso di ovvie ragioni, ora deficitario al punto da non bastare a fronteggiare le spese d’una troppo ordinaria amministrazione. L’economia Comunale usciva dalla guerra paurosamente depauperata, sia nell’agricoltura, sia nell’artigianato, sia nella piccola industria cittadina, sia nel commercio e viveva sotto l’incubo pauroso della inflazione. Mancavano case, essendo state molte distrutte dagli indiscriminati bombardamenti e trovandosi moltissime in condizioni di inabitabilità.

Mancava lavoro per centinaia e centinaia di padri di famiglia e la miseria più squallida spegneva tanti focolari. Si aggiunga lo smarrimento morale in cui la guerra prima e la più sfrenata faziosità politica poi avevano gettato negli individui. Tali le condizioni di Monselice quando il primo gruppo di amministratori democristiani, per mandato ricevuto dalla maggioranza dei concittadini, con fede, con entusiasmo, senza ambizioni e senza mire di interesse personale, si accinse al grave compito di normalizzare la vita amministrativa e di portare il paese ad un livello più alto di vita economica. Ai primi succedettero i secondi, e tutti operando con purezza di intenti, raggiunsero buoni risultati, che sono motivo di legittimo orgoglio. [……]

La disoccupazione era la piaga più grave da curare e richiamò subito la più grande attenzione dell’Amministratore Comunale, sia per lenirla con provvedimenti di emergenza sia per cercare di guarirla con la creazione di fonti di lavoro permanente. Ma il problema è di tale entità che supera le modeste forze e le limitate possibilità di un Comune, per cui dobbiamo constatare che la disoccupazione e la sottoccupazione locali pur essendo sensibilmente ridotte, non sono ancora scomparse. […..] Lo Stato è venuto incontro ai bisogni degli enti locali con leggi e finanziamenti, dei quali il nostro Comune ha cercato sempre di profittare.

4 – IL MERCATO “VILE”. La lotta alla “Borsa nera”

Tra i primi provvedimenti, presi di comune accordo con il governo alleato, particolarmente significativo è quello assunto il 20 maggio 1945 con il quale si stabiliva l’aumento della razione base del pane – distribuita con la tessera nei comuni della Padovani – da gr. 150 a gr. 200 giornalieri per tutte le categorie di consumatori. Ma complessivamente la situazione alimentare era drammatica. Solo a mercato nero era  possibile trovare qualcosa da acquistare, ma prezzi molto elevati. Da subito tutte le autorità profusero ogni sforzo per contenere i costi dei generi di prima necessità “onde rendere la vita dei lavoratori meno insofferente”. La prima soluzione attuata fu la costituzione di un comitato economico di azione popolare per la riduzione del caro vita e per la lotta contro il mercato “Vile”, che però rimase solo una soluzione simbolica in quanto i generi alimentari si acquistavano solo a “mercato nero”.

In una relazione del 6 ottobre 1945 il comitato di liberazione nazionale – sezione di Monselice – fa presente che il comune di Monselice è diventato il centro delle attività “borsaneristiche” più sfacciate. Nel centro cittadino si contrabbanda in larga scala carnami e grassi, mentre le frazioni si sono specializzate nella vendita a mercato nero di grano e granone verso Trieste e il Cadore. Con una punta di sarcasmo il presidente del comitato fa notare che la polizia addetta a posti di blocco non si interessa e controlla solamente i libretti di circolazione degli automezzi, generando fra la cittadinanza “uno stato di seria apprensione ed un certo risentimento verso le autorità locali” che sono incapaci a porvi rimedio.

L’amministrazione cittadina si rivolge alla cittadinanza con un manifesto specifico chiedendo collaborazione per riduzione il caro vita e per la lotta contro il mercato vile (mercato nero)

Cittadini  con l’approssimarsi della stagione invernale si affacciano problemi formidabili di,  vita per la classe lavoratrice e pei bisognosi in genere. Non occorre dire molte parole per descrivere una situazione che si può definire gravissima ai fini dell’alimentazione, del riscaldamento e del vestiario.  Nel mentre la civica amministrazione sorretta dal comitato di Liberazione Nazionale e dai Partiti compirà ogni sforzo per dare alloggio ai senza tetto, è sua ferma volontà agire col massimo rigore per assicurare il necessario agli indigenti.  Nessuno creda che queste siano semplici frasi e che agli abituali affaristi e sfruttatori sia ancora consentito beffarsi di ogni morale  e condurre bella vita alle spalle dei lavoratori. E’ giunto il momento di fare il punto: Dal 1 novembre 1945 i prezzi dei generi non tesserati devono essere ridotti a proporzioni umane. I produttori e i commercianti sono avvisati!  Il mercato “vile” deve cessare.

Il popolo deve vigilare e intervenire prontamente con ogni mezzo a tutelare i suoi diritti. Coloro che hanno acquistato generi tesserati in quantità sufficiente, devono restituire le corrispondenti tessere all’Ufficio annonario. I produttori debbano conferire ai granai del “popolo” tutti i cereali eccedenti al fabbisogno familiare.

I nomi di coloro che si renderanno colpevoli di sottrazione di viveri e di merci o comunque compiranno atti diretti a compromettere l’approvvigionamento della popolazione saranno denunciati all’Autorità Giudiziaria e additati al pubblico disprezzo quali “Affamatori del Popolo”. Un Comitato Economico di azione siederà in permanenza per raccogliere denunzie e per far giustizia immediata. Monselice, 26 ottobre 1945

 

LA GIUNTA MUNICIPALE  –   COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE (Prof. G. Bovo, A. Mardegan, G. Temporin, S. Goldin, G. Zannoni,  B. Satin, Amalia Becchi) – I RAPPRESENTANTI DEI PARTITI (Giorio Luigi (Partito Comunista) Vernacchia Dr. Mario (Demo Cristiano) Cortelazzo rag Livio – (Partito d’Azione) Scarso Fabrizio (partito socialista)) – ASS. PARTIGIANI D’ITALIA: Temporin Angelberto;  PRESIDENTE ASS. ex INTERNATI:  Prof. Pietro Marinato

 

GOFFREDO   POGLIANI   (1 maggio 1945 – 18 ottobre 1945)

Pogliani – il primo sindaco (nominato – non eletto) di Monselice dopo la liberazione – lavorava presso la Cassa di Risparmio di Monselice. Nato a Vicenza il 9 novembre 1892 morì a Marostica il 7 marzo 1965, era mite e buono. Ma a Monselice già dal maggio ‘45, si ricomponevano gli antichi blocchi: da una parte i cattolici, il mondo padronale, il mondo rurale, i grandi proprietari terrieri; dall’altra i braccianti, la manovalanza delle cave, il sottoproletariato emarginato.

Giorio e Pogliani gli intellettuali comunisti di allora, non erano di Monselice, dalla quale provenivano invece Aristotele Brandelli, segretario di sezione del PCI e candidato alle elezioni provinciali del ’50, Aldo e Sante Palfìni, chiamati a gestire il partito nei difficili anni del  dopoguerra. Mancavano le risorse per rimettere in moto l’economia e il piccolo artigianato locale. Moltissime le tensioni in città. La popolazione si aspettava dall’amministrazione comunale segnali forti, in grado di rispondere alle richieste di lavoro e di stabilità sociale.

Il primo segnale di sofferenza proviene proprio dalla Giunta. Il 5 agosto 1945 il vice sindaco (DC) Antonio Masiero, con una lettera inviata al governatore alleato, al Prefetto e al sindaco di Monselice, rassegnava le dimissioni motivandole come segue:

Il ripetersi di fatti veramente odiosi in seno all’Amministrazione Comunale, di continue concessioni e di autorizzazioni che a mio modo di vedere raggiungono l’arbitrio, sono venuto nella determinazione di rassegnare le mie dimissioni dalla carica di Vice-Sindaco. Ho coscienza di essermi sempre adoperato, nello svolgimento delle mie mansioni, con serietà e con vero entusiasmo, soprattutto con onestà e non lasciandomi influenzare da motivi politici di parte. Spiace essere costretto a questa determinazione, così come può spiacere ad uno che si ritira dalla pubblica amministrazione mentre per il bene di essa vorrebbe dare tutto il suo contributo. Ma, la situazione di fatto, in questi ultimi tempi creatasi, me lo impone!

Dopo di aver fatto quanto era in me, durante il periodo cospirativo, in seno al C.L.N. in rappresentanza della Democrazia Cristiana, pensavo che l’entusiasmo non mi si dovesse svilire adoperandomi, a libertà raggiunta, quale Vice-Sindaco del Comune di Monselice. I fatti invece mi hanno mentito, però vi prego voler cortesemente accogliere le mie dimissioni.

Il 12 agosto 1945 la DC monselicense rafforza le motivazioni di Masiero e precisa:

Constatate, che malgrado assicurazioni impegnative, si ripetono atti arbitrari che diminuiscono il prestigio del nostro Partito e l’autorità di chi le rappresenta, e che nulla si è fatto e si fa per evitarli, ha deciso il ritiro dei suoi membri dall’Amministrazione Comunale e dal C.L.N., affinché non sia istaurato un ordine di cose che sia conforme ed equo. Pertanto il Vice-Sindaco, il membro della Giunta Rag. Vernacchia, il membro nel C.L.N. da oggi cessano la loro funzione.

Il rientro dei nostri rappresentanti è condizionato alle seguenti clausole:

  • Il Sindaco non può prendere nessuna decisione di particolare importanza senza preventiva approvazione della Giunta Comunale;
  • Sia data piena garanzia per il mantenimento dell’ordine pubblico e vengano impedite manifestazioni di interesse di partito atte a turbarle;
  • Sia operato un rimpasto della Giunta Comunale, per una più giusta sistemazione della stessa, e precisamente: che essa venga composta da due membri comunisti, due socialisti, due democristiani ed uno del Partito d’Azione.

Qualche giorno dopo, il 14 agosto 1945, anche l’Associazione Combattentistica ex Internati in Germania di Monselice a nome del suo presidente, Pietro Marinato, interviene:

Questa Presidenza desiderosa di contribuire alla soluzione della crisi in atto nell’ambito dell’Amministrazione comunale, e come già pubblicamente reso noto, chiede di proporre un suo membro a far parte della Giunta. Ciò anche in considerazione che i veri partiti in indirizzo, escluso il Sindaco, vi sarebbero rappresentati, mentre i due membri suppletivi, a parere di questa Presidenza, dovrebbero essere apolitici.

Due giorni dopo il Comitato di Liberazione Nazionale di Monselice, con una nota precisa quanto segue:

Questo Comitato di Liberazione Nazionale, esaminata la situazione venuta a crearsi in senso all’Amministrazione Comunale per le dimissioni presentate dal Vice Sindaco Masiero Antonio e convinto di dover provvedere ad un rimpasto nella composizione della Giunta Municipale ha sentito i pareri dei rappresentati dei quattro partiti che agirono durante il periodo cospirativo e che concorsero a formare la 1° Amministrazione Comunale democratica. Il Comitato è d’opinione che la soluzione della crisi si debba cercare fra gli esponenti dei quattro partiti medesimi, quali esistono oggi in Monselice: Democristiano, Comunista,  Socialista, Partito d’Azione.

E in effetti il 21 agosto 1945 nella deliberazione di Giunta n. 93 si legge quanto segue:

Allo scopo di ricostituire l’Amministrazione Comunale in conformità alle designazioni fatte dai Partiti democristiano, comunista, socialista e di azione, portate a conoscenza dal C.L.N., per quanto riguarda la ricomposizione della Giunta Comunale intendendosi, per unanime designazione dei rappresentanti i singoli partiti, riconfermato in carica il Sindaco cittadino Pogliani Goffredo e vennero ripartiti fra i membri della giunta i principali rami e affari “tenuto conto dell’importanza del Comune dell’attuale situazione che richiede da tutti la massima attività, in unità d’intenti, per portare a compimento l’opera di ricostruzione morale materiale della città.

Gli ambiti operativi degli assessori erano cosi suddivisi:

Goffredo Pogliani (Sindaco PC -53 anni, impiegato presso la Cassa di Risparmio)  Affari generali, amministrazione, sicurezza pubblica;

Livio Cortellazzo (di anni 25) Direttore Consorzio Agrario del Partito d’Azione: Finanze;

Antonio Masiero (di anni 36) Agente privato del Conte Cini del Partito Demo-cristiano: Lavori pubblici;

Arturo Mattei (di anni 61) Pensionato FF.SS. del Partito Socialista: Istruzione pubblica,  stato civile,  anagrafe ed elettorato;

Francesco Marcolongo (di anni 46) Commerciante del Partito Comunista: Benefìcienza e opere pie;

Angelo Gittoi (di anni 46) Commerciante del Partito Demo-cristiano: Polizia urbana, sanità & igiene;

Angelo Polato (di anni 39) Commerciante del Partito Socialista: Industria e commercio.

Il 21 settembre 1945 Pogliani si dimetteva dalla carica, ufficialmente per motivi di lavoro. Fu sostituito dal compagno di partito Giovanni Ziron, in conformità a quanto stabilito dall’esecutivo della locale sezione del PC il 20 settembre 1945.  Nella lettera si precisava che il “compagno” Pogliani deve riprendere il suo lavoro presso la Cassa di Risparmio[9].

La situazione politica era però ancora agitata. L’Assemblea della Sezione mandamentale del Partito Liberale Italiano ritornava sull’argomento e  con una nota del 14 ottobre 1945 precisa:

Poiché, nonostante il suo buon diritto, questa Sezione del Partito Liberale, non da altro animata che dal santo proposito di concorrere, in comunione con gli altri partiti, all’amministrazione della cosa pubblica, ha visto protrarsi la richiesta ammissione del suo Rappresentante in seno a questa Giunta Comunale oltre i limiti consentiti dalla dignità. Poiché ancora, nella procedura per la nomina del nuovo Sindaco si sono usati metodi di pretta marca fascista, per cui all’esplicazione del criterio personale, sacro e intangibile diritto di ogni uomo libero, si è sovrapposto l’ordine perentorio se non anche l’intimidazione;

Per tali metodi che contrastano con le premesse basilari – questa Sezione- convinta che ove non domini uno spirito superiore, che con serenità giudichi e provveda all’infuori e al di sopra di ogni passione di parte, non sia possibile alcuna opera fattiva – riunita oggi in assemblea – delibera di ritirare i suoi Rappresentanti sia dal Comitato di liberazione che dalla Giunta Comunale come anche dalla così detta “Commissione d’inchiesta” ed incarica la Presidenza di darne comunicazione agli Enti interessati.

Conseguentemente il prefetto il 16 ottobre 1945 stabiliva che la nuova amministrazione era costituita da: Ziron Giovanni (Sindaco PC); Masiero Antonio (DC); Mattei Arturo (PS); Marcolongo Francesco (PC); Cortelazzo Livio (Partito D’Azione); Bassani Aldo (PL); Gittoi Angelo (DC)

L’Associazione Combattentistica ex internati in Germania, rappresentata dal prof. Pietro Marinato, con una nota in data 19 ottobre 1945, esprimeva un pesante parere in merito alla situazione politica dell’Amministrazione di Monselice:

Questa Presidenza avrebbe preferito non essere chiamata in causa per esprimere il proprio punto di vista sull’atteggiamento assunto da altri nei confronti di codesta Sezione di Partito. Ma, dal momento che ciò ci è stato chiesto, noi l’esprimiamo senza esitazione e con franchezza di soldati, convinti che questo possa portare un po’ di comprensione e serenità, senza delle quali nulla si può costruire.

Non siamo rimasti estranei né spiritualmente né materialmente a quanto si è fatto e si fa in seno al nostro Comune. Non potevamo estraniarsene! L’Amministrazione pubblica, e l’abbiamo a suo tempo pubblicato, c’interessa molto da vicino. Sarebbe sciocco da parte di tutti fare altrimenti, ma più specialmente dagli ex internati che, per il bene della pubblica causa, sono stati, per anni, vittime dei tedeschi. Noi siamo, e ci sentiamo più d’ogni altro, sempre presenti nelle discussioni che tale causa presuppongono. Noi, che abbiamo anche combattuto a lungo, non ci soffermiamo alle chiacchiere ed al fanatismo di colore ma preferiamo guardare ai fatti; ed i fatti sono tali che sinceramente provocano la nostra disapprovazione.

Non si deve confondere il partito con la causa prima ed ultima di tutto il nostro travaglio; La Patria! Altrimenti si rischia di far arrestare la civiltà di tre secoli….. Non avremmo mai pensato di dover trovare, al nostro rientro dalla Germania, tanta babilonia e tale disgregazione politica. Basterebbe comprendere almeno il significato etimologico della parola “politica” per cambiare rotta. Spesso si dimentica, purtroppo, che la politica dev’essere assolutamente in funzione alla Patria e che oggi l’unica ed urgente politica necessaria è quella che proviene dall’unione intima e fraterna di tutti gli italiani. Capirci bisogna. Guardarci in faccia con serena fiducia. Dimenticare noi stessi. Annullarci, se è necessario, perché si trasformino e si moltiplichino nella vitalità della Patria le nostre povere individuali energie. Se questo non si fa, la catastrofe è vicina ed inevitabile!

Non sciupiamo energie in beghe volgari. Ma doniamoci per il bene  del Popolo. Non facciamo che esso ci dica che siamo una massa di buffoni! Non offendiamo l’onore della stirpe umana che s’identifica nello stile del Popolo che osserva, malgrado tutto, ancora intatto il senso dell’equità. Il Popolo è stanco e detesta; vede e giudica anche se non parla troppo. Il Popolo ha buon senso, ed al buon senso del Popolo bisogna levarsi il cappello!

L’ordine del giorno, votato da codesta Sezione, malgrado l’accusa, che riteniamo infondata, d’aver usato sistemi d’altri tempi deprecati, è espressione di risentimento che pensiamo bene ispirato. Ma la voce dei reduci invita ancora una volta, nell’interesse del nostro Comune, ad onorevole conciliazione. Buona volontà ci vuole! E noi vivamente speriamo di poter riuscire a far ritornare la reciproca comprensione fra tutti i Partiti ed arrivare al raggiungimento di quell’armonia che è l’unico presupposto per una sana ricostruzione. Per questo preciso scopo, noi ci sentiamo mobilitati sempre!

Sappiamo che il Signor Prefetto ha dato precise disposizioni perché il Sig. Bassani rappresenti codesto Partito in seno alla Giunta comunale. Noi chiediamo che, per amor di bene pubblico, ciò venga senz’altro eseguito; anche se costasse il sacrificio di dover soprassedere allo spirito del Vs. ordine del giorno in data 14 corrente.

Riteniamo che soltanto così codesto Partito darà modo agli altri di constatare che lo “spirito di parte non gli ha fatto velo”! Poi si lavori, con serenità e con equità. C’è molto da fare; tutto da rifare. Basterebbe tener conto del problema della legna e della Scuola, tempio della Scienza e della Saggezza, che a Monselice s’è trasformata in bettola, per capire tutto il resto!

Tutto si metterà a posto, se si saprà dimenticare il fanatismo d’un colore e servire, invece, con  tutta l’ardente passione del cuore, il nostro ancora glorioso tricolore che tutti gli italiano deve affratellare nel materno amplesso della Patria che non deve morire

Drammatica era la situazione delle scuole monselicensi. In una nota inviata al sindaco di Monselice in data 15 settembre 1945 dal direttore scolastico Alfio Bonadimani, si apprende che il provveditore ha stabilito che le scuole inizino l’8 ottobre 1945. Ma solo le scuole di San Bortolo e di Marendole erano pronte.  Per San Cosma bisognava attendere lo sgombero delle munizioni. Mentre per le scuole situate a Ca’ Oddo e Lispida non era possibile fare delle previsioni a breve scadenza, i lavori da eseguire erano molti.

GIOVANNI   ZIRON   (19 Ottobre 1945 – 22 Marzo 1946)

“Ziron era riservato, calmo,  riflessivo e coerente con le sue idee”. In questo modo lo definisce il figlio Stelvio, che ci ha aiutato nella stesura di questo opuscolo. In verità la nuova giunta presieduta da Ziron continuò l’opera di normalizzazione dell’apparato amministrativo. Tra i primi provvedimenti segnaliamo la disposizione ai contadini di consegnare al comune 40 kg di legna da ardere per campo. Il materiale raccolto nel magazzino comunale doveva essere distribuito alle famiglie povere.

Ma già a metà novembre si presentarono dimissionari gli assessori Masiero, Gittoi e Bassani. I contrasti tra i partiti non si erano spenti con la nomina della nuova giunta, ma era chiaro che solo le elezioni avrebbero posto fine alle pretese di quanti non si sentivano rappresentati.

Neanche i problemi economici comunali trovavano soluzione, tanto che  il 30 novembre si rese necessario istituire una nuova imposta sulla produzione del vino. Nell’approvare il bilancio preventivo 1945[10] il sindaco fa inserire nella premessa “che i conti sono approvati ad esercizio chiuso e dato il continuo rapidissimo ritmo di aumenti di tutti i costi, non è possibile nemmeno nell’ultimo scorcio parlare di cifre stabili.” Le entrare non coprono tutte le spese comunali. Le voci di spesa più consistenti erano quelle derivanti dalla manutenzione delle strade e quelle relative alle spese ospedaliere degli indigenti. Complessivamente viene approvato un bilancio per complessivi 16.589.000 di lire.

Tra i provvedimenti successivi adottati dall’Amministrazione Ziron segnaliamo l’istituzione di un diritto sulla produzione della pietra tachitica[11]. Il provvedimento è stato adottato per far fronte alle spese derivanti dall’assistenza e beneficenza, aumentate ulteriormente dal rincaro delle rette di degenza e dei medicinali. Il Sindaco ammette che nonostante l’applicazione al massimo dei tributi non riesce a colmare una differenza tra entrate e uscite di 7, 8 milioni di lire. La nuova imposta riconosce al comune un’entrata del 5% sulla vendita della trachite monselicense.

L’esigenza di recuperare danaro per far fronte ai numerosi bisogni sociali spinge il Sindaco ad applicare in modo rigido la multa comminata a Rango Attilio per aver macellato di frode un maiale. Senza concedere attenuanti  il Rango è costretto a pagare la multa molto salata.

I dipendenti comunali erano 34 cosi suddivisi: 9 Impiegati; 1Portiere; 2 Cursori; 3   Vigili; 2 Custodi del cimitero; 1 Custode del macello; 2 Custodi del carcere; 7  Stradini; 2  bidelli; 3 medici condotti (Averini, Morra, Coin);  2 ostretiche (Nerzi, Petrazzi).

Con il decreto prefettizio del 4 gennaio 1946 fu necessario apportare ulteriori variazioni nella composizione della giunta municipale, già nominata con un precedente decreto del 16 ottobre 1945: Ziron (di professione esercente) e Marinato (professore di 32 anni) venivano confermati nelle rispettive cariche di sindaco e di assessore anziano, tra gli assessori effettivi veniva confermato Arturo Mattei (pensionato di anni 61) e nominati Aldo Bassani del PLI (possidente di anni 63) e Vittorino Miatton del PC (meccanico di anni 24). Assessori supplenti venivano nominati Emilio Cibotto iscritto al PCI (decoratore di anni 56) e Massimiliano Andolfo (impresario edile di anni 49), futuro sindaco DC, la cui famiglia era storicamente legata all’ambiente cattolico.

In quegli stessi giorni venivano nuovamente ripartiti gli affari e i rami dell’ amministrazione comunale e precisamente:

-Giovanni Ziron: Affari generali, amministrazione, governo e sicurezza pubblica;

-Pietro Marinato: Finanze;

-Aldo Bassani: (Liberale) Lavori pubblici;

-Arturo Mattei: (Socialista) Istruzione pubblica,  stato civile, anagrafe ed elettorale;

-Vittorino Miatton: (comunista) Beneficenza e opere pie;

-Massimiliano Andolfo (demo-cristiano): Polizia  urbana,  sanità e  igiene;

-Emilio Cibotto (comunista): Industria e commercio.

Nei mesi seguenti furono adottate delibere di normale amministrazione. Era chiaro però che tutti si stavano preparando per le prossime elezioni amministrative.

Nel frattempo il 31 dicembre 1945 il governo alleato con uno specifico proclama, firmato da William D. Morgan (Tenente generale comandante Supremo dello scacchiere mediterraneo e governatore militare),  decretava la fine dell’occupazione alleata è affidava  al governo italiano l’amministrazione del “suo” territorio.

 

Celebrazione del 25 aprile 1946, sotto scheda elettorale del 17 marzo 1946

 

LE  ELEZIONI AMMINISTRATIVE  DEL 17 MARZO 1946

 Con le elezioni amministrative del 17 marzo 1946 si passava ad una ricomposizione democratica dell’Amministrazione cittadina. Per le elezioni amministrative possiamo disporre di tutta la documentazione prodotta dall’amministrazione comunale sotto la direzione del Sindaco comunista Ziron. Tralasciamo la descrizione della campagna elettorale e dei centri di “potere” che si stavano costituendo nella città (Canonica, Coltivatori diretti, Azione Cattolica etc) oltre ai tradizionali partiti in quando sarà oggetto di una futura pubblicazione. Diamo voce invece ai dati numerici che ci illustrano una tendenza politica che caratterizzerà la città di Monselice fino agli anni ’90 del secolo scorso.

Entro i termini previsti furono presentate 3 liste elettorali. 1° Democrazia cristiana; 2° partito liberale italiano; 3° Blocco repubblicano del lavoro e della ricostruzione (PCI,  PSI, Partito d’Azione). I simboli sotto riportati sono quelli stampati sulle schede di quel tempo. Ogni elettore poteva votare per un massimo di 24 candidati e veniva annullata la scheda che ne aveva di un numero superiore.

 

 

Lista n° 1 = Partito Democratico Cristiano, col contrassegno “scudo crociato con la parola Libertas”

 

 

Candidati per il Partito Democratico Cristiano

  1. = VERNACCHIA Rag. Mario fu Raimondo, nato a Ariano Irpino
  2. = ZANNONI Giovanni di Girolamo, nato a Rieti
  3. = ANDOLFO Massimiliano fu Luigi, nato a Pozzonovo
  4. = GAZZEA Prof. Giovanni fu Valentino, nato Monselice
  5. = MASIERO Antonio di Giuseppe, nato a Pernumia
  6. = PIGHI Mario di Francesco, nato a Villafranca (Verona)
  7. = TREVISAN Giuseppe di Giacomo, nato a Ariano Polesine
  8. = SALMISTRARO Giuseppe di Mansueto, nato a Monselice (Stortola)
  9. = ALTIERI Luigi fu Carlo, nato a Monselice
  10. = BOVO Prof. Giuseppe di Luigi, nato a Monselice
  11. = GITTOI Angelo fu Modesto, nato a Monselice
  12. = CAVESTRO Alfredo fu Edoardo, nato a Pernumia (Ca’ Oddo)
  13. = BERTONI Egidio di Tullio, nato a Sedico (Belluno)
  14. = MANZONI Cesare di Luigi, nato a Borsea ( Rovigo)
  15. = STURARO Sebastiano di Giacomo, nato a Tribano
  16. = ZERBETTO Antonio fu Isidoro, nato a Monselice
  17. = QUAGLIO Luigia fu Luigi, in Santimaria, nata a Monselice
  18. = MINGARDO Cirillo fu Giovanni, nato a Monselice (Monticelli)
  19. = GREGGIO Augusto di Gio.Batta, nato a Monselice (S. Bortolo)
  20. = BRUNASTI Eugenio, nato a Padova
  21. = ANDOLFO Gino di Cesare, nato a Monselice (S. Bortolo)
  22. = ZERBETTO RICCARDO fu Florindo, nato a Monselice (Stortola)
  23. = TEMPORIN Riccardo fu Giuseppe, nato a Monselice
  24. = VALLESE Alvise fu Angelo, nato a Baone (Marendole)

 

 

 

 

 

Lista n° 2 = Partito Liberale Italiano col contrassegno bandiera nazionale spiegata con la parola “Italia” (il simbolo è quello provvisorio allegato alla documentazione presentata in comune con la lista delle firme)

Candidati per il Partito Liberale italiano

  1. = BUZZACCARINI Ing. Dott. Francesco fu Aleduse, nato a Fala[12]
  2. = BASSANI ALDO fu Ugo, nato a Lendinara[13]
  3. = CARTURAN Dr. Comm. Celso fu Girolamo, nato a Monselice
  4. = DE MARCO Avv. Spartaco fu Vincenzo, nato a Monselice
  5. = GREGGIO Dino di Angelo, nato a Monselice
  6. = MANFRINATO Pietro di Attilio, nato a Galzignano[14]
  7. = PARISOTTO Romeo fu Duilio, nato a Monselice
  8. = STRETTI Prof. Giovanni Battista fu Francesco, nato a La Spezia
  9. = STURARO Rag. Mario fu Augusto, nato a Monselice
  10. = TANCI Rag. Nino Antonio di Elvio, nato a Montagnana

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Lista n° 3 = Blocco repubblicano del lavoro e della ricostruzione col contrassegno figura geografica dell’Italia con le parole “Repubblica Lavoro” (Comunista, Socialista e d’Azione)

 

 

 

 

Candidati per il Blocco repubblicano del lavoro e della ricostruzione

  1. = ROSA Rita fu Giacomo in Brandelli, nata a Battaglia Terme[15]
  2. = BERNARDINI Giuseppe fu Antonio, nato a Monselice[16]
  3. = POGLIANI Goffredo nato a Vicenza
  4. = CARESTIATO Avv. Giovanni fu Giuseppe, nato a Monselice[17]
  5. = GEREMIA Dr. Antonio fu Silvio, nato a Cartura
  6. = MATTEI Arturo fu felice, nato a Campobasso
  7. = MARDEGAN Alberico di Pietro, nato a Monselice
  8. = SCARSO Vincenzo fu Sante, nato a Monselice
  9. = CIBOTTO Emilio fu Giuseppe, nato a Monselice
  10. = GEMO Perfetto fu Federico, nato a Monselice
  11. = BOVO Francesco di Giovanni, nato a Monselice
  12. = POLATO Demetrio fu Angelo, nato a Solesino
  13. = BARISON Angelo fu Federico, nato a Monselice
  14. = DESIDERA’ Rag. Giovanni Ezzelino di Giacinto, nato a Monselice
  15. = MIATTON Vittorino di Luigi, nato a Sant’Elena d’Este
  16. = ZIRON Giovanni di Giuseppe , nato a Monselice
  17. = TOFFANO Domenico fu Ferdinando, nato a Megliadino S. Vitale
  18. = MANZATO Angelo fu Luigi, nato a Granze
  19. = ANDOLFO Marco fu Antonio, nato a Monselice
  20. = VANZAN Gio.Batta fu Valentino, nato a Monselice
  21. = TEMPORIN Dante fu Valentino, nato a Monselice
  22. = VIOLA Vittorio di Giovanni, nato ad Anguillara V.
  23. = FORNASIERO Gino di Giuseppe, nato a Este
  24. = VERONESE Eustorio Mario fu Ruggero, nato a Montagnana

 

All’ufficio elettorale risultavano iscritti 9.703 elettori; 8.420 hanno espresso la loro preferenza nelle tre liste cosi presentate come segue:

 

 

ELEZIONI  COMUNALI  DEL 17 MARZO 1946 A   MONSELICE
SEGGIO N. VOT. DC PLI PSI – PCI VINCITORE
1: zona   Montericco 713 235 29 336 PSI – PCI
2: centro Monselice (Piazza Mazzini e salita Duomo, Via Piave) 663 229 21 233 PSI – PCI
3: centro Monselice – Cadorna e Costa Calcinara 665 215 54 285 PSI – PCI
4: centro Monselice (Garibaldi e Piazza Vittoria, Orti, 28 Aprile) 686 265 26 263 DC
5: centro Monselice – San Gicomo 641 238 22 255 PSI – PCI
6: centro Monselice (Carrubio e Fragose) 736 280 31 322 PSI – PCI
7: San Cosma 739 381 30 263 DC
8: Vetta – Stortola 782 443 32 236 DC
9: Ca’ Oddo 769 378 37 274 DC
10: Marendole 655 276 45 209 DC
11: San Bortolo 673 317 24 259 DC
12: Zona Savellon 698 379 40 194 DC
 
TOTALI 8420 3636 391 3129

Grande deve essere stata la delusione dei partiti della sinistra a Monselice che avevano sostenuto una lunga e difficile lotta per la liberazione. Dall’esame dei voti riportati nei singoli seggi elettorali, sparsi per la città, è possibile notare come siano state le frazioni a far prevalere la Democrazia cristiana. Quest’ultima poteva contare sull’appoggio delle organizzazioni legate al mondo rurale, all’azione cattolica e ai simpatizzanti del partito popolare di Don Sturzo. Il centro cittadino invece appoggiò i partiti di sinistra.

Il nuovo consiglio comunale fu convocato il 23 marzo 1946 e subito iniziò i lavori con la convalida degli eletti che riportiamo più sotto. La composizione politica era: 24 consiglieri alla Democrazia Cristiana e 6 al blocco repubblicano (comunisti,  socialisti,  d’Azione).

 

CONSIGLIERI  COMUNALI
Vernacchia Mario DC Era il capoufficio delle imposte; meridionale, molto legato all’ambiente cattolico
Altieri Luigi DC Era un benestante che abitava in via Trento Trieste, di formazione cattolica, non accettò però mai altri pubblici incarichi.
Andolfo  Massimiliano DC Imprenditore, proveniente dal P. P.I. e dalla A. C. fabbriciere.
Bovo Giuseppe DC Insegnante di italiano, proveniente da Stortola ove i suoi erano coltivatori diretti
Masiero Antonio DC Responsabile dell’Amministrazione Cini, era membro del CLN, proveniente dall’A. C.
Zannoni Giovanni DC Capitano di lungo corso, figlio di un capostazione, ex deportato. Sua figlia è medico di base a Monselice.
Trevisan  Giuseppe DC Impresario edile e futuro sindaco
Gazzea  Giovanni DC Insegnante di lettere, ex deportato, proveniente dalla compagnia di via Vetta.
Gittoi Angelo DC Commerciante di biciclette in via Roma, fabbriciere e proveniva dall’A.C.
Salmistraro Giuseppe DC Rappresentante  A. C. della zona di Stortola
Cavestro Alfredo DC Agricoltore di Ca’ Oddo, di formazione cattolica
Pighi Mario DC Ferroviere, emiliano, proveniva dall’ A.C.
Manzoni Cesare DC Commerciante di prodotti agricoli, vicino al Ponte di ferro, di matrice cattolica
Bertoni Egidio DC Ferroviere di matrice cattolica
Mingardo Cirillo DC Agricoltore, nipote di Don Basilio
Sturaro Sebastiano DC Agricoltore di via Savellon, fu un geometra dei Coltivatori Diretti nonché presidente dell’Ospedale
Zerbetto Antonio DC Detto Kino impresario edile, abitava in via del Porto vecchio  P.P.I.
Brunasti Eugenio DC Fabbro di via Carrubio, proveniva dall’A.C;
Greggio Augusto DC Agricoltore, zio degli avvocati Greggio Giuseppe e Dino.
Andolfo Gino DC agricoltore una sua figlia aveva una lavanderia, ora chiusa in Piazza Assicella.
Temporin Riccardo DC Temporin agricoltore abitava a mezza strada di via Stortola, proveniva dall’A.C; è membro della Schola Cantorum del Duomo.
Vallese Alvise DC Coltivatore diretto proveniva dall’A.C;
Zerbetto Riccardo DC Coltivatore diretto. Ex combattente
Quaglio Luigia DC Responsabile della SIP (Telecom) a Monselice, madre di una impiegata comunale
Pogliani Goffredo PC Cassiere alla Cassa di Risparmio. Persona mite e buona. Fece parte del CNL e fu il primo sindaco di Monselice.
Carestiato Giovanni PC Avvocato socialista, sua figlia sposò il Tanci ragioniere suicida, non ebbe figli.
Scarso Vincenzo PC Scarso commerciante di abbigliamento nell’angolo tra via Roma e via Cesare Battisti. Il figlio è geometra Franco.
Mardegan Alberico PC Impiegato postale addetto ai c/c, vaglia e  raccomandate
Mattei Arturo PS Ferroviere licenziato dal fascismo perché non vi aderì; socialista era un anticlericale; sua figlia sposò Zanoni Giovanni.
Veronese Eustorio Mario PC Viveva di rendita in via 28 Aprile. Sua figlia Giannina sposò il Cibotto un impiegato comunale

 

Tra gli eletti figurano quattro ex componenti del comitato di liberazione di Monselice (Masiero, Vernacchia, Pogliani e Mattei): segno evidente del consenso anche personale che riscuotevano tra la popolazione[18]. Alcuni consiglieri DC saranno destinati a dominare la scena politica monselicense per molti anni, ricoprendo incarichi di responsabilità sempre crescenti. Bovo, Gazzea, Trevisan e Andolfo per citarne alcuni, saranno i protagonisti della scena politica locale per almeno 6 lustri.  La carica di Sindaco sarà affidata inizialmente ad Antonio Masiero, contando forse sul prestigio personale derivante dal suo potente datore di lavoro, ma dopo qualche mese passerà a Giuseppe Bovo che avrà il compito di iniziare importanti opere pubbliche a Monselice, supportato da una giunta composta da alcuni imprenditori locali.

 

 IL REFERENDUM  ISTITUZIONALE A MONSELICE (1946)

 Il 2 giugno 1946 veniva a soluzione il problema istituzionale col referendum tra monarchia o repubblica. Si tennero le prime elezioni a suffragio universale maschile e femminile con libertà garantita e rispettata per un’Assemblea Costituente. Il referendum assegnava, a livello nazionale, 12.700.000 voti a favore della Repubblica contro 10 milioni e 700.000 per la monarchia, non senza contestazioni degli sconfitti: esso non veniva accettato da Umberto II (al trono dal maggio 1946 in seguito all’abdicazione del padre), che però finiva per cedere all’intimazione del governo di lasciare il Paese.

Per Monselice, dalle schede elettorali, emerse il seguente risultato: iscritti 9862; votanti 9009 pari al 91,35%

Monarchia 4.095 50,67 %
Repubblica 3.987 49,33 %

Nulle 112 e 815 bianche. Un risultato controcorrente rispetto all’andamento nazionale che però si spiega con la presenza del re a Monselice nel 1923 e durante la prima guerra mondiale. La DC veneta, come attesta tra l’altro la sua adesione al manifesto del CLNRV del 28 maggio 1946, si pronunciò per la repubblica; meno certo fu l’atteggiamento della chiesa veneta, anche se non esiste prova di propaganda a favore della monarchia.

 

 

RISULTATI DEL REFERENDUM  A  MONSELICE  SEGGIO PER SEGGIO  

 

SEGGIO N. VOT. MONARCHIA REPUBBLICA  
1: zona   Montericco 755 265 388 Repubblica
2: centro Monselice (Piazza Mazzini e salita Duomo, Via Piave) 733 361 312  Monarchia
3: centro Monselice – Cadorna e Costa Calcinara 712 345 315  Monarchia
4: centro Monselice (Garibaldi e Piazza Vittoria, Orti, 28 Aprile) 787 395 325  Monarchia
5: centro Monselice – San Giacomo 686 299 321  Repubblica
6: centro Monselice (Carrubio e Fragose) 776 348 342 Monarchia
7: San Cosma 786 309 390 Repubblica
8: Vetta – Stortola 806 371 356  Monarchia
9: Ca’ Oddo 834 395 333  Monarchia
10: Marendole 670 336 246       Monarchia
11: San Bortolo 718 333 327  Monarchia 
12: Zona Savellon 743 340 332  Monarchia 
TOTALI 9009 4095 3987
PERCENTUALI 91.30% 45.54% 44.25%

 

Certamente, l’adesione alla repubblica fu cauta ed accompagnata da molte remore, quasi si volessero lasciare le porte aperte e comunque non si volessero perdere i contatti con quella parte dell’elettorato moderato che avrebbe votato, come di fatto votò, per la monarchia. Soltanto la cautela della DC può infatti giustificare la percentuale del 40,8, a fronte del 59,2 di voti alla repubblica, che la monarchia ottenne nel Veneto e, più specificamente, un risultato quale quello della provincia di Padova ove, unico caso nelle province venete, la scelta monarchica prevalse, sia pur per uno scarto limitato di voti[19].

A Monselice la monarchia vinse per soli 108 voti. Dall’esame dei risultati elettorali dei singoli seggi monselicensi, non è possibile individuare delle linee di orientamento generali. Grande deve essere stata comunque la sorpresa per il risultato del referendum. Solamente il consigliere Mattei (Socialista) nel consiglio comunale del 18 giugno 1946 commenta il nuovo corso istituzionale senza accennare al “disastroso” risultato di Monselice:

“Aperta la seduta chiede la parola il consigliere Mattei della minoranza socialista il quale premesso il grande evento verificatosi in questi giorni con la proclamazione della Repubblica Italiana sottolinea la necessità della concordia per la ricostruzione di quanto è stato distrutto a causa di una folle politica. Pertanto egli afferma “La Repubblica dovrà tutti unirci e non dividerci nel comune sforzo per la rinascita della nazione”

 

VOTAZIONI PER L’ASSEMBLEA COSTITUENTE A MONSELICE

Il 2 giugno 1946 gli italiani votarono anche per l’assemblea costituente; a Monselice il risultato elettorale è stato il seguente: elettori iscritti 10.233; votanti 9.010 pari all’ 88.04 %

 

VOTAZIONI PER L’ASSEMBLEA COSTITUENTE A MONSELICE
DC PCI PSI MSI PRI UQ PLI
4461 1560 1935 45 44 230 243
52.37 % 18.31 % 22.72 % 0.53 % 0.52 % 2.70 % 2.85%

 

Il prevalere della DC si spiega anche con l’incondizionato appoggio dell’Azione cattolica, che non a caso proprio nell’immediato dopoguerra visse uno dei suoi momenti di maggior rigoglio, nacquero in questo periodo organismi intesi a canalizzare e ad amministrare il consenso.

L’arco di tempo che va dal 25 aprile  al 2 giugno 1945 bastò comunque per segnare l’avvio del predominio cattolico e democristiano sulla regione. Il voto alla DC, ma anche l’esito del referendum istituzionale, nel 1946, se pur non ancora così massiccio come sarà nel 1948, certificano quanto abbiamo detto. Alle elezioni per l’Assemblea costituente, la DC ottenne nel Veneto il 49,6 dei voti espressi: sarebbero diventati il 60,5 nel 1948.

 

 

Grande deve essere stata anche a Monselice la delusione dei partiti di sinistra che speravano forse in risultati migliori.

 

Le elezioni per la Costituente rivelavano il seguito effettivo dei partiti del C.L.N. L’Assemblea Costituente, riunendosi il 25 giugno 1946, nominava capo provvisorio dello Stato il giurista E. De Nicola, che a sua volta, reincaricava De Gasperi di formare il governo.

 

 

ANTONIO   MASIERO  (23 marzo 1946 – 20 settembre 1946)

 Il nuovo consiglio comunale venne convocato per il 23 marzo 1946. In apertura della riunione il partigiano Pogliani  rivolge un saluto alle vittime della lotta per la liberazione. Dopo la convalida degli eletti si procede rapidamente all’elezione del Sindaco. Distribuite le schede, con 23 voti e 6 schede bianche, venne eletto Antonio Masiero, trentasette anni, agente privato democristiano apparso nella scena politica già nei giorni della Liberazione. Assessori effettivi della nuova giunta vennero nominati: Mario Vernacchia; il  capitano di lungo corso Luigi Altieri; Giovanni Zannoni – anch’egli capitano di lungo corso e Massimiliano Andolfo – imprenditore; assessori supplenti: Angelo Gittoi e Giuseppe Bovo, quest’ultimo professore d’italiano e sarà sindaco DC. (Deliberazioni del CC. n. 1,2,3,4 del 23 marzo 1946).

Subito dopo il segretario comunale lesse una nota del sindaco uscente Ziron con la quale dichiarava:

“A nome della cessata Giunta Municipale mi faccio dovere esporre in breve la situazione finanziaria. La gestione 1945, che può considerarsi chiusa, dà i seguenti risultati finanziari:

Entrate generali  £.  16.894.365

Spese generali    £.   17.894.365

Disavanzo           £.    1.000.000

 

Il disavanzo di un milione è stato causato dalle forti spese assistenziali (ricoveri ospedalieri, medicinali e ricoveri di vecchi inabili alla casa di ricovero), non in quanto al numero degli assistiti ma in conseguenza degli aumenti delle rette e del costo dei medicinali. Tale disavanzo sarà coperto con un mutuo giusta le disposizioni ed istruzioni della Prefettura. Il Bilancio 1946 è in corso di allestimento. Il ruolo delle imposte e tasse dato in riscossione all’Esattore non comprende le imposte di patente e di famiglia per le quali occorrerà provvedere. Questioni di particolare importanza sono rimaste insolute e lasciate appunto al giudizio della nuova Amministrazione”.

Per far fronte al disavanzo il consiglio comunale fu costretto a contrarre un mutuo con la cassa depositi e prestiti.

Il primo Aprile 1946 vennero divisi tra la giunta – tutta DC – i compiti amministrativi: Antonio Masiero: Sindaco; Mario Vernacchia: Finanza; Luigi Altieri: Lavori pubblici; Giuseppe Bovo: Istruzione pubblica e anagrafe; Giovanni Zanoni: Assistenza, sanità, igiene e polizia urbana; Angelo Gittoi: polizia urbana e sanità; Massimiliano Andolfo: Industria e commercio;

Appena insediato, il sindaco Masiero, inviò una drammatica lettera al Prefetto con la quale descrisse la situazione economica e sociale della città di Monselice.

Questa Amministrazione insediatasi sabato 23 marzo 1946 ha subito iniziato la sua attività pur non  avendo ricevuta consegna alcuna da quella cessata, all’infuori d’una lettera del Sindaco. Perciò sta esaminando la situazione che si presenta quanto mai preoccupante per i tanti problemi che debbono essere affrontati contemporaneamente.

Assistenza: si è constatato che l’Amministrazione non dispone di alcuna scorta di generi anzi proprio negli ultimi giorni della cessata Amministrazione sono state liquidate mediante affrettate distribuzioni alla popolazione di ogni giacenza di generi alimentari e di abbigliamento. Non sono state pagate le indennità alle famiglie bisognose il che determina forte malumore. Anche i pagamenti degli assegni ai reduci… sono in notevole ritardo

Disoccupazione: Si trovano senza stabile lavoro circa 300 capi famiglia i quali costituiscono un costante pericolo per l’ordine pubblico in quanto minacciano  di saccheggiare magazzini e granai. Una buona aliquota di essi è stata momentaneamente occupata nei lavori stradali finanziati da libere offerte di cittadini abbienti, ma la soluzione del problema non è che rimandata di pochi giorni.

Alimentazione: Altro elemento che aumenta il malumore della popolazione meno abbiente è la scarsezza dei generi tesserati e insieme la possibilità di trovarli al libero mercato a prezzi maggiorati

Ordine pubblico: La stazione dei Carabinieri è composta da un Maresciallo e 3 militari  e deve servire anche per San Pietro Viminario e Pozzonovo. E’ evidente l’insufficienza di tale forza pubblica incapace a far fronte al continuo ripetersi di furti e rapine rimasti impuniti.

Finanza: Il bilancio 1945 recentemente sistemato ad esercizio ultimato si pareggia con un contributo di £ 1.121.390.= già riscosso dall’A.M.G. e con lo stanziamento di un mutuo di £ 1.000.000.= (non ancora contratto). Con tali finanziamenti straordinari il conto 1945 probabilmente si chiuderà in pareggio. Il bilancio 1946 non è ancora allestito. Per il suo pareggio però si prevedono difficoltà gravi.

I tributi spinti al massimo, sono ben lungi dal pareggiare le spese obbligatorie. Si renderanno necessari provvedimenti straordinari per cifre vistose anche per il bilancio 1946, provvedimenti che verranno stabiliti e proposti al più presto. Grave è la situazione della cassa che si trascina una scopertura di oltre un milione. Dal 1944 quando durante il regime repubblichino il Comune anticipa tutte le spese dei servizi bellici che dovevano essere rimborsati dallo Stato. All’atto della “Liberazione” le anticipazioni non rimborsate ammontavano a £. 2.600.000.= che sono tuttora a credito del Comune. La scopertura di cassa è anche aggravata dal fatto che un ruolo suppletivo di imposta famiglia 1945 non è stato ancora messo in riscossione, e che la stessa imposta per il 1946  non è stata ancora accertata. Evidentemente la cessata Amministrazione ha voluto evitare le ordinanze che sono inerenti a tale tributo. Così dicasi per l’imposta di parente, che è pure da accertare per il 1946.

Ufficio Municipale: Il Municipio inadeguato ai bisogni basti pensare che l’archivio è alloggiato in un locale privato; il Consiglio Comunale deve riunirsi nella sala lettura della biblioteca assolutamente inadatta; che la Giunta deve riunirsi nel Gabinetto del Sindaco. Gli Uffici sono mal disposti e insufficienti per capienza e arredamento. Il personale di ruolo è insufficiente. Il V. Segretario ha chiesto l’ordine del Consiglio avendo intenzione, a quanto risulta, di lasciare l’ufficio per passare alle dipendenze di una ditta privata. E’ stato pregato di procrastinare la sua decisione, date le difficoltà eccezionali in cui attualmente si trova il Comune. Il Ragioniere ha pure chiesto il congedo cui  saranno seguite le dimissioni per dedicarsi alla attività professionale. L’ufficio demografico manca del Capo Ufficio che è stato fino ad ora sostituito dal Segretario Capo,  dal V. Segretario e dal I° applicato. Quanto sopra da un primo affrettato esame della situazione del Comune quale ora viene  trovata, perché codesta Prefettura sia a conoscenza delle condizioni di fatto attuali del Comune stesso.

La nuova Amministrazione affronterà i problemi con tutto il miglior buon volere contando sull’appoggio delle Superiori Autorità e si riserva di fare una relazione più precisa non appena avrà potuto accertare tutti gli elementi di dettaglio. [F.to il Sindaco Masiero]

 

Per fronteggiare la crescente disoccupazione, il consiglio comunale il 2 agosto 1946, è costretto a lanciare un prestito cittadino per finanziare i lavori pubblici da realizzarsi utilizzando la mano d’opera locale. Il  tasso corrisposto viene fissato al 2,50 % a garanzia vengono indicati i beni del comune. L’adesione fu molto scarsa.

L’ultimo provvedimento dell’Amministrazione Masiero fu la costruzione del porto industriale.  L’Assessore Anziano rag. Vernacchia, che presiedeva la seduta del 25 agosto 1946,  porta a conoscenza del Consiglio “il progetto redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale riguardante la costruzione di un porto industriale a valle del ponte girevole della stazione”, mettendo in evidenza la “grande utilità dell’opera che da anni costituisce la viva aspirazione delle ditte industriali e commerciali di Monselice in grado di facilitare la ripresa delle attività specialmente dell’industria della trachite, opera che contribuirà anche validamente ad eliminare, sia pura in parte, la disoccupazione.”

Il costo del nuovo porto viene quantificato in lire 6.120.000. Il 50%  sarà finanziato dallo Stato. Il comune contribuisce con il rimanente 50 %, in trenta rate annuali senza interessi, decorrenti dal terzo anno successivo a quello in cui è stato redatto il verbale di collaudo.

Poco dopo Masiero lasciava la carica di Sindaco, per motivi di salute, aprendo le porte a Bovo.

 

 GIUSEPPE  BOVO (21 settembre 1946   –   9 gennaio 1948)

Dopo soli sei mesi dall’elezione, Masiero si dimetteva dalla carica di sindaco per reali motivi di salute. Gli succede il prof. Giuseppe Bovo[20] che ottenne nelle votazioni per la sua elezione 18 voti a favore e 6 schede bianche. Nel discorso introduttivo Bovo “chiede a tutti e specialmente ai partiti di minoranza la collaborazione sincera per raggiungere le mete comuni per il bene della popolazione di Monselice e per la difesa della democrazia”.

Nel dicembre del ’46 venivano cosi ripartiti gli assessorati – tutti DC-  come segue: Giuseppe Bovo: Sindaco e Istruzione pubblica; Mario Vernacchia: Finanza, tributi e tasse; Giovanni Zanoni: Assistenza, sanità, igiene e polizia urbana;

Massimiliano Andolfo: Lavori pubblici; Antonio Masiero: Servizi annonari e demografica stato  civile e leva; Angelo Gittoi: Commercio e agricoltura.

Dinamico e  programmatore, sostenuto da una giunta pragmatica[21], il nuovo sindaco avvia importanti lavori pubblici che vengono pubblicizzati con grandi manifesti alla popolazione: scritti con buona proprietà di linguaggio. Ecco, tra gli altri, il suo programma di interventi stampato in grandi cartelloni affissi per la città:

Nell’assumere la carica di capo dell’Amministrazione del Comune esprimo a tutti il mio cordiale saluto e insieme un caldo appello per una collaborazione sincera, leale, fattiva con coloro che sono preposti all’amministrazione della cosa pubblica. Ho accettato il gravoso incarico solo per dovere perché ho fiducia nel contributo solidale di tutti; confido nella comprensione e nell’apporto concreto di tutte le classi sociali, FACOLTOSI, IMPIEGATI, OPERAI, tutti dobbiamo dare il nostro contributo alla rinascita del paese. E’ un dovere di SOLIDARIETA’ UMANA che ognuno deve sentire. Il Comune va evolvendosi verso una forma autonomistica d’indipendenza che lo costituirà in una grande famiglia; e in una famiglia l’interesse della comunità è l’interesse del singolo; è assurdo pensare di salvare il proprio benessere personale trascurando il benessere comune.

Tanti sono i bisogni nel nostro Comune, tanto c’è da ricostruire, tanti, troppi sono i nostri fratelli che non hanno il pane e chiedono  lavoro, ma abbiamo i mezzi per riparare; abbiamo la forza per sopperire alle tante necessità, basta solo considerare l’iniziativa privata in funzione sociale, essere meno egoisti far lavorare i capitali, e ci sarà pane per tutti. I partiti subordinano i loro interessi di classe al bene della comunità: abbandoniamo le sterili polemiche e le indecorose schermaglie politiche sulla stampa; uniamo le nostre forze in un ideale meno particolaristico più umano e più alto ed assicureremo al nostro paese tranquillità benessere, progresso.

L’Amministrazione comunale ha ispirato a questo concetto umanitario tutto il suo operato: abbiamo coscienza di non aver nulla lasciato intentato di quanto era umanamente possibile.

L’appello che un Partito, a mezzo mio rivolge alla popolazione, trovi in tutti quei sensi di doverosa, nobile, solidale sensibilità che soli possono assicurare la rinascita economica della nostra città.

 

 

In merito ai lavori pubblici in un altro manifesto l’amministrazione precisava.

Sono iniziati i lavori per la costruzione del porto fluviale, la prima delle grandi opere pubbliche finanziate dal Governo per la nostra Città. Sono stati stanziati 25 milioni per la costruzione di case popolari e per la prossima primavera potremo, almeno in parte alleviare il penoso problema dei senza tetto che tanto ci preoccupa. Inoltre appena concluse le pratiche burocratiche avranno corso i lavori per la costruzione dell’acquedotto, che è stato finanziato con un primo stanziamento di 25 milioni e che risolverà definitivamente l’assillante problema dell’acqua. Sono parecchi decenni che si discute l’ormai annosa questione e l’aspirazione di tante Amministrazioni sta per essere una realtà. La nostra Città che esce dalla guerra con profonde ferite nel corpo e nello spirito, e che fra immense difficoltà sta cercando la via del benessere, della tranquillità in un clima di giustizia sociale, avrà in un tempo relativamente breve il suo razionale impianto idrico, degno della sua grandezza e della sua storia.

Non mancano poi i segni di una rinascita anche nel campo industriale. Monselice, il centro più grosso della provincia dopo il Comune di Padova, è rimasta finora un paese eminentemente agricolo pur fruendo di una invidiabile posizione geografica, possibile di tutti i sviluppi industriali. E’ un nodo ferroviario e stradale di primaria importanza, disporrà tra un mese di un porto attrezzatissimo per il commercio fluviale coi maggiori centri fino al Mare, trovasi ai piedi dei colli Euganei che danno materiale trachitico delle più pregiate qualità, ha un territorio fertilissimo sotto gli aspetti specialmente vinicolo e fruttifero, possiede in una parola risorse e requisiti sicuri per uno sviluppo industriale.

Quando avremo fatto della nostra Città un centro anche industrializzato col conseguente assorbimento delle eccedenze di mano d’opera, quando avremo potenziate le fonti della produzione ed assicurate le possibilità di vita, autonomia comunale sarà sinonimo di tranquillità e speriamo, anche benessere per tutti.

Intanto è necessario unire gli sforzi, collaborare prescindendo da qualsiasi scopo politico. Bisogna deporre i gretti egoismi, considerare i propri averi, il proprio lavoro in funzione sociale. Aiutare chi soffre in questo momento vuol dire salvare la nostra moneta, assicurare l’ordine e la pace degli uomini, vuol dire salvare la Nazione. Aiutiamo l’opera del Governo proteso in uno sforzo immane per evitarci l’inflazione e il caos e salveremo i nostri beni personali. Abbiamo fede nei destini di questo popolo che seppur traviato, umiliato, tradito è sempre il popolo italiano di un tempo, sobrio, laborioso, apportatore di civiltà nel mondo.

Ricostruiamo, per la Patria, per noi, per i nostri figli.

 

MONSELICE, 24 OTTOBRE 1946.

 

Per ultimo presentiamo il manifesto con il quale il Sindaco Bovo invita i datori di lavoro ad assumere il maggior numero di operai ed anticipa un tema che sarà molto dibattuto negli anni successivi: la costruzione di un cementificio[22] per sconfiggere il problema della disoccupazione. Tra i primi interventi segnaliamo la costruzione dell’acquedotto, finanziato con la legge sulla disoccupazione n. 517 del 1945 per un importo di 25.000.000 di Lire, rimborsati allo stato in trenta anni. Per completare l’opera si rese necessario, negli anni seguenti, assumere altri mutui per una spesa complessiva di 74.000.000 di Lire che servirono per scavare tre pozzi in grado di fornire 30.000 litri d’acqua ogni ora con i quali furono serviti circa 6000 abitanti sul territorio comunale.

 

L’aggravarsi in questi giorni della disoccupazione in seguito all’esaurimento dei lavori in corso ci spinge a rivolgere  un caldo appello a tutti i datori di lavoro affinché, memori della gravità del momento, intensifichino le attività estive ed impieghino il maggior numero possibile di operai.

L’Amministrazione Comunale, preoccupata dello stato di indigenza in cui vivono tante famiglie ha fatto e continua  a fare quanto umanamente possibile per ottenere il finanziamento di lavori ma non sempre la più ostinata delle volontà riesce a superare o la interminabile burocrazia o la sleale, egoistica concorrenza di terzi. Abbiamo fede di riuscire nel nostro scopo perché ci battiamo per una causa santa e siamo decisi ad andare fino in fondo ma abbiamo bisogno anche che si comprenda il nostro sforzo e ci si lasci lavorare. Eventuali atti incomposti o dimostrazioni disordinate altro non otterrebbero che ritardare ed intralciare l’opera nostra.

Il popolo lavoratore di Monselice ha finora dato prova di comprensione e maturità politica e non verrà meno a queste sue apprezzabili prerogative, ma, è bene si sappia per precisare le responsabilità, che eventuali disordini si risolveranno ineluttabilmente a danno dei lavoratori stessi in quanto nulla ci è possibile fare più quanto stiamo facendo.

Chiediamo solo comprensione e ci si lasci condurre a termine il lavoro intrapreso per il bene della città: acquedotto e cementificio.

Il nostro appello ad una più cristiana ed umana solidarietà abbia ragione dell’insaziabile egoismo di tanti e si dia nel frattempo possibilità di vita a chi non chiede che lavoro per vivere.

Ogni sacrificio fatto dai più abbienti verso coloro che soffrono maggiormente le conseguenze della guerra perduta è un contributo prezioso per la garanzia degli istituti repubblicani, per la salvaguardia delle libertà democratiche e per l’eliminazione dell’odio di classe, giacché non dividendo ed inasprendo le classi sociali ricostruiremo la Nazione, ma unendo gli sforzi, le volontà di operare per la realizzazione del bene comune al di sopra di ogni egoismo individuale.

 

Monselice, 8 Agosto, 1947.

I L   S I N D A C O :  B O V O

 

Bovo rimase in carica fino al gennaio 1948, fino cioè al momento delle sue dimissioni “giustificate da ragioni di salute che meritano ogni attenzione e dalla necessità […] di dedicarsi alla preparazione del prossimo concorso per cattedre di scuole medie”. Il suo successore fu il prof. Giovanni Gazzea, che rimase in carica fino al 20 settembre 1949. In quel giorno, con 20 voti favorevoli e 4 schede bianche, venivano votate le sue dimissioni che il consigliere di minoranza Vincenzo Scarso in un verbale del consiglio comunale reputava dovute ad una “polemica poco edificante”[23] che coinvolse stampa, partiti e opinione pubblica sul progetto di costruire una linea ferroviaria Este-Sant’Elena. In questi anni ci furono alcune variazioni anche all’interno della Giunta;  nell’agosto del 1948 si erano dimessi dall’incarico Luigi Altieri che sarebbe deceduto di li a poco per essere sostituito da Augusto Greggio, agricoltore DC, e Antonio Masiero, nominato   Presidente dell’Amministrazione ospedaliera di Monselice che era stato sostituito da Bovo. Lo stesso Bovo  dopo le dimissioni di Gazzea, con 19 voti a favore e 5 schede bianche ritornava primo cittadino di Monselice.

 

I  sindaci di Monselice:  dalla  Liberazione ai nostri giorni

 

 

 

INIZIO
FINE
NOMINATIVO
CARICA E PARTITO
1/5/1945 18/10/1945 Goffredo Pogliani Sindaco, PCI
19/10/1945 22/3/1946 Giovanni Ziron Sindaco, PCI
23/3/1946 20/9/1946 Antonio Masiero Sindaco, DC
21/9/1946 9/1/1948 Giuseppe Bovo Sindaco, DC
10/1/1948 19/9/1949 Giovanni Gazzea Sindaco DC
20/9/1949 23/3/1954 Giuseppe Bovo Sindaco DC
24/3/1954 26/11/1960 Massimiliano Andolfo Sindaco DC
27/11/1960 8/2/1968 Antonio Valerio Sindaco DC
9/02/1968 26/7/1975 Mario Balbo Sindaco DC
27/7/1975 20/7/1977 Giuseppe Trevisan Sindaco DC
21/7/1977 22/6/1980 Giampietro Dalla Barba Sindaco PCI
23/6/1980 18/11/1982 Lorenzo Nosarti Sindaco DC
19/11/1982 18/7/1985 Carlo Vitale Sindaco DC
19/7/1985 10/10/1988 Learco Vettorello Sindaco DC
11/10/1988 25/5/1995 Gianni Baraldo Sindaco DC
26/5/1995 20/6/1999 Antonio Bettin Sindaco PDS
26/6/1999 Fabio Conte Sindaco FI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


[1]
Hanno collaborato al reperimento dei documenti: Antonella Baraldo  e la ditta Archivisti veneti che per conto del comune sta riordinando l’archivio comunale.

[2] Simone si dimise dopo qualche giorno.

[3] Il municipio antico è quello riprodotto nella foto di copertina.

[4] Simone si dimise dopo qualche giorno.

[5] Aveva un carattere deciso e fermo ed era il capo della Resistenza a Monselice.

[6] Non siamo riusciti a  ritrovare riscontri certi sul suo ruolo all’interno del PC locale.

[7] Sulla personalità di Luigi Secco, molti ex fascisti hanno avanzato dubbi e perplessità.

[8] L’opuscolo disponibile presso la biblioteca comunale contiene un lungo elenco di opere realizzate durante l’amministrazione democristiana della città.

[9] Pogliani continuerà la sua attività politica a Monselice e sarà tra gli eletti del PC nel primo consiglio comunale

[10] Delibera di Giunta n. 142 del 30  novembre 1945

[11] Deliberata la Giunta il 21 dicembre 1945.

[12] Proprietario della villa di Marendole e dell’ex immobile adiacente ai Frati di San Giacomo. Poco conosciuto, ma persona stimata

[13] Proprietario della villa, ora proprietà Dardengo, sita a Monticelli

[14] Proprietario delle cave di calcare di Baone ora gestite da suo nipote, ex combattente in Russia

[15] Era la moglie di Brandelli comunista, noto impiegato comunale, abitava in Piazza Isola, ora XX settembre

[16] Detto Piricadeo. Persona nota per la sua austerità. Era un ferroviere che fu licenziato perché non volle aderire al fascismo. Mantenne la famiglia facendo il rilegatore di libri, abitava in via  11 febbraio.

[17] Avvocato socialista

[18] E’ bene ricordare però che il PC non tollerava il voto di preferenza, quindi ora è quasi impossibile ricostruire eventuali candidature forti al suo interno.

[19] Vedi G. E. FANTELLI, La resistenza dei cattolici nel padovano.  Padova 1965

[20] Bovo era originario di San Cosma. Negli anni precedenti aveva partecipato all’avvicinamento tra popolari e agrari comparendo nella lista “agrario-popolare” in corrispondenza delle elezioni provinciali e amministrative che si svolsero nell’ottobre del 1920. Aveva  fatto parte come consigliere del Movimento di cultura popolare che si era insediato in patronato e aveva  proposto un ciclo di conferenze del partito popolare e aperto un ufficio di consulenza dei deputati cattolici Schiavon, Arrigoni degli Oddi e Piva.

[21] Il consigliere Trevisan ci informa che la presenza di un commerciante e di un impresario in Giunta sollecitarono il sindaco a operare con sollecitudine.

[22] La costruzione del cementificio fu rallentata dagli agrari che credevano di perdere lavoratori nelle campagne:  remunerati, tra l’altro, con bassi salari.

[23] Deliberazione  del 20 settembre 1949

 


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